lunedì 11 maggio 2009

Levanto: il mezzo Olimpico


Nella piccola baia di Levanto la domenica mattina, a maggio, regna una pace assoluta. Roba da dipinto: il mare è una tavola, qualche gozzetto rosso e blu torna con i paranchini pieni di stelle marine, i pini marittimi che nascondono le case del borgo.
Non è ancora stagione e di turisti, a parte qualche tedesco che sorseggia un cappuccino prima di inerpicarsi sui sentieri del Bardellone.
Nei bar qualche pensionato, mamme con i passeggini, incuriositi da tutte quelle biciclette nella piazza. Sono quasi 300, un bel colpo d'occhio.

Una cosa è certa, chi ha avuto l'idea di organizzare un il Triathlon Sprint Città di Levanto ha azzeccato tutto: il periodo, il meteo, la località e, soprattutto il percorso.

Del periodo abbiamo già parlato. Conosciamo tutti com'è la Liguria e passati i ponti del 1° maggio, diventa sempre più difficile convincere i comuni su che cos'è una gara di triathlon, fuguriamoci ad organizzarne una.

Per il meteo un po' di fortuna è quel che ci voleva dopo le ultime lavate: il sole è bello caldo e l'acqua a 18°, una pacchia rispetto ai 13° di St Raphael, ma anche ai 14° di Andora.

Sul percorso di gara è opportuno soffermarsi un pochino di più: ragazzi che roba! Già dal sito si capiva che doveva essere una gara selettiva: l'altrimetria elimina ogni dubbio a chi ha intenzione di fare scia o correre "all'italiana": la linea s'impenna fino al Km 12, poi si comincia a scendere. Arrivati a Levanto, montata la bici, marchiati e collocata la macchina da battaglia sulla rastrelliera (di quelle serie, su cui appogga la sella, non un paracarro) le voci hanno cominciato a rincorrersi: ragazzi, i km di salita sono 13-14. Ah, vabbè, una volta che ci sei. I primi due sono durissimi, pendenze al 10%. Ah, beh, tanto quest'anno il 26 non l'ho ancora messo, a che mi serve sennò? Ultima notizia: la salita è lunga 15 km. Eh no eh, adesso basta, partiamo subito, sennò qui finisce che facciamo una frittata colossale. Non a caso un certo dottor Bevilacqua, ha messo manifesti con il suo numero di telefono in giro.

Andiamo a provare i primi km del percorso. Tutto vero. C'è subito una rampa nel bosco. L'asfalto è ruvido e le ruote ti si incollano per terra. Se smetti di pedalare un attimo ti fermi.

Il tracciato del nuoto è ottimo. Una sola boa da tenere a destra e arrivo. Intelligente e razionale. Inserito, tra l'altro, in una cornice di pubblico incredibile sul lungomare. Purtroppo niente partenza unica. Le regole Fitri, forse ispirate dal Vaticano, impediscono di mescolare uomini e donne. Solo i master sono considerati transgender o (in climaterio) e vengono fatti partire con le donne. Tutti gli altri uomini, sono divisi ulteriormente in due batterie a 5 min una dall'altra a spese della voce del povero organizzatore che deve sgolarsi per dividere gli atleti. Sì, perchè adesso si fanno anche delle grigliate a seconda del pettorale, così quando parti quelli dietro ti saltano addosso con la rincorsa, una bella zuppa (a pochi km, a Camogli, c'era la famosa sagra del pesce, sembra di sentire l'odore).

Usciti dall'acqua c'è il problema delle rampe e della salita. La prima è davvero dura. Chi ha deciso di montare il 10 rapporti può benedire quel giorno. Se non metti il 26 le gambe ti diventano dei pestelli per il pesto. Poi c'è un falsopiano che puoi fare anche con il rapportone, ma stando bene attento perchè la seconda parte della salita è in agguato. Ad un certo punto c'è una svolta secca: una rampa che sarà al 15%. La bici impenna, comincia un concerto di corone, catene, denti e deragliatori. I molti toscani presenti in gara imprecano come solo loro sanno fare. Si prosegue fino alla Foce del Bardellone. Ma non si tratta dello sbocco di un fiume, per tornare giù c'è tempo, è il punto in cui i cieli delle due valli si congiungono. Un panorama mozzafiato, vale la pena di bere un sorso dalla borraccia e guardare giù. Le vertigini non sono dovute all'altezza, ma alla salita.

La discesa è veloce e tecnica, bisogna stare all'occhio, per fortuna gli organizzatori se non hanno chiuso il traffico lo hano limitato molto e non si incontrano molte auto. Alla fine i km totali sono 26.

Arrivati giù, ci sono ancora 5 km da fare a piedi. E NON sono facili. Si parte tranquilli, fino ad una scalinata di mattoni che sale a zig zag tra i gelsomini. E' affollatissima di triathleti che soffiano nelle loro lingue. Il tutto da ripetersi due volte, please. Adesso capisco la pubblicità del dottor Bevilacqua, sono sicuro che qualcuno sarà andato a farsi come minimo un elettrocardiogramma.

Davvero complimenti a quelli free style triathlon. Gara pura, senza inganni, al pari e superiore ad alcune oltralpe. Hanno inventato una nuova misura: il mezzo olimpico.

I cinghiali sono andati benissimo, ma un plauso su tutti va alle ragazze: Greta e Stefania (più la cinghiala del Riviera, Micol) hanno dimostrato di soffrire sui tornanti italiani come su quelli francesi. Dopo Levanto ormai non temono più nulla!

Classifica qui

foto di gruppo dopo la gara (grazie Martina)

Un'immagine storica: il cinghiale Marco Faggiani al cambio del nuoto

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma che orrore solo gambe depilate in primo piano......Ivan da te non me lo aspettavo potevi far stuntare almeno un tuo ginocchio peloso!!!!! Apparte questo Bravi tutti!!!!