lunedì 18 maggio 2009

I pellegrini di Tolone


Gli atleti 531 e 532, partiti assieme ad altri 448 alle 13 esatte dalla plages du Mourillon per l'edizione 2009 del Triathlon di Toulon, sono scomparsi.

L'ultima volta sono stati avvistati mentre uscivano dall'acqua. Il cicalino dei cronometristi li ha segnalati terminare la prova di nuoto. Un po' naufraghi, senza infamia e senza lode, come al solito. Poi hanno cambiato pelle, messo il caschetto, le scarpe e inforcato la bici per la prova di ciclismo. Da allora non se ne hanno più tracce.
La zona cambio, un ampio parcheggio di fronte ad alcuni stabilimenti balneari e complessi sportivi (pista da skate, campo di beach rugby, volley, pallacanestro, nessun campetto da calcio) s'è fatta progressivamente deserta. Il sole già caldo della Provenza cuoce le mute appese alle ringhiere. Il vento debole soffia sul macello di occhialini, cuffie, scarpe, tappetini, asciugamani, come su una piazza marocchina dopo un suq. Anche la luce è la stessa. La gente aspetta.

Ma chi conosce questa gara sa bene dove trovare quei due pettorali. Basta sollevare lo sguardo: sopra la città militaresca, sopra i condomini corbeausiani, sopra il porto militare, c'è una montagna grigia, fatta a cuneo, che si ficca nell'azzurro come una zeppa sotto la porta del cielo.

Una montagna si può scalare in molti modi. Usare una bicicletta è certo uno dei più faticosi. Però dà il tempo di pensare. E 531, 532 sono due che pensano molto. Pure troppo. Dunque hanno bisogno continuamente salite, salite nuove, come l'aria. In pianura non ci si riesce, c'è gente, schiamazzi, deodoranti, occhi di vetro scuro. Fin dalla prima rampa i pedali e la catena mettono in moto ingranaggi ben più complessi che i pignoni della ruota posteriore. C'è chi monta 24, chi 26 denti e chi mette invece l'agone di tutta una stagione, chi una volontà omerica, chi un dolore più o meno nascosto, un'assenza sempre apparecchiata per cena, un passato continuamente da sorpassare.

Ogni tornante c'è una bicicletta, ogni curva c'è un cuore che pedala, sono sopra la città come un aereo che vola, quando sarò giù vorrei un amico che mi consola.
Sul Faron il vento riposa. Non ce n'è. Il sole riscalda l'asfalto ruvido e il caldo sale da terra. I sali nella borraccia diventano piscio.
C'è gente. Leggono i numeri tatuati sulla pelle. Allez 531!, Courage 532! Le sommet à 200 métres! La sommet arriva, ma è ancora dura, in cima ci sono 3 km di falsopiano prima della discesa.

Il circo volge alla fine. Ma c'è ancora una prova. 531 e 532 stanno per arrivare. Il primo ha preso pure un carton noir: dovrà fare il tour de penalité perchè ad una rotonda, a causa di un'auto più lenta, ha fatto scia.
I due arrivano in zona cambio e si staccano le bici di dosso. Rimangono allineate insieme a tutte le altre macchine volanti, come in una specie di aeroporto.

Non c'è pace, non c'è pianura, anche a piedi salita. E' una gara da pellegrini più che da podisti. Chi parte forte esplode dopo un po'. Meglio andare a passetti e dare tutto alla fine. Sono due giri, due andate e due ritorni. La prima volta ti chiedi chi sei, se riuscirai a passare di lì ancora un'altra volta, se sarai lo stesso o un altro te.
Gli organizzatori ti gettano una spugna, te la passi sul viso, te la spremi in testa, sulle gambe. 531 e 532 s'incrociano dopo il giro di boa si tendono la mano.
Giù fino in fondo, sai già che risalire brucerà tutto ciò che ti resta. Il secondo giro rispondi alla domanda del primo: sono qui perchè mi voglio bene. Cazzo se mi voglio bene.
Intanto anche i giudici si ricordano di te: c'è sempre quella maledetta penalità da scontare, un birillo 200 m più in là del giro di boa. E vabbè, venga pure quella, io mi voglio troppo bene.

531 e 532 si incrociano di nuovo per strada. Stavolta mancano anche le forze per batter la mano. 531 è stanco, 532 gli urla di tenere duro. 532 conosce bene 531, da un punto in poi della loro vita, sono cresciuti fratelli.
All'arrivo c'è molta gente. Sono sconosciuti, ma sono felici. Hanno ritrovato 531 e 532: naufraghi tra gli incrociatori, gli asceti del Faron, i pellegrini di Tolone.

531: Giacomo Revelli 34° in 02:26:20.08
532: Stefano Vaglio 66° in 02:32:15.25

Gara vinta dal grande Olivier Marceau in 02:05:07.53

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