giovedì 27 settembre 2012

Roquebrune….2012


Qualcosa dentro ci ha convocati all’appuntamento, là dove il destino di alcuni di noi è stato segnato. Qualcosa che mi diceva “avanti, forza, prova a dimenticare un po’ di tristezza”.
“Roquebrune è una bella gara. Così deve essere”.

E così senza stare troppo a riflettere io e Stefano ci siamo presentati al via, insieme a molti di noi che hanno avuto la stessa voglia di ricominciare.

Per non fermarsi di fronte a un alibi, di fronte a una paura che forse a troppi di noi sta sbarrando il percorso.

Roquebrune è una bella gara”… Grazie, Cla, ti ho sentito e visto ovunque domenica.  Quando alla partenza tra le onde mi dicevi “brava hai avuto i c…..i”, e uscendo dall’acqua per ultima sorridevo agli applausi, perché i più applauditi sono sempre i primi e gli ultimi. Quando in bici ce l’ho messa tutta per raggiungere altri altleti su per la Turbie…pensavo a quanto era bello esserci, sentire il respiro affannato e provare a dare il meglio, a ogni livello.  La voglia di primeggiare lascia lo spazio all’ascolto interiore quando sai che fai parte delle retrovie, e allora via…corri Morena, corri incontro alla paura e alle angosce e ridendo trasforma tutto in energia e forza, voglia di continuare.

Grazie a Ivan, Paolo, Stefano I, Ste, Daniele, Andreone e Eric. Bella storia domenica.

E Cla ti ho visto di nuovo ridere di gusto quando alle premiazioni ho ricevuto la coppa prima di categoria! Beati gli ultimi…

Mò, triathleta ogni tanto.








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venerdì 3 agosto 2012

Un mare di colori, la mostra di Claudio Mingherlino

Per tre giorni esposti i dipinti del pittore ponentino, tra musica e arte. Per vivere faceva l'imbianchino in Francia, ma viveva per le sue passioni. Il ricordo di Giacomo Revelli            
Un mare di colori, la mostra di Claudio Mingherlino
Ventimiglia (Imperia)
Giovedi 12 luglio 2012 ore 15:20

Per chi lo conosceva, non era un mistero: Claudio dipingeva benissimo. Il pennello era per lui ferro del mestiere sui cantieri di Villefranche e Montecarlo, ma anche una parte della sua anima, una delle tante protesi con cui affrontava il mondo.
Claudio Mingherlino, scomparso la notte di Capodanno in un incidente stradale, per vivere faceva l'imbianchino, ma in realtà era un ottimo pittore.
I suoi dipinti saranno in mostra venerdi 20, sabato 21 e domenica 22 luglio a Ventimiglia Alta, nel Chiostro del Convento delle Suore dell'Orto (vicino Piazza della Cattedrale).
Non è stato facile raccogliere tutte le sue tavole. Claudio le regalava un po' a tutti. C'è voluta la caparbietà di suo fratello Luigi e il contributo di tanti per fare una mostra. Eppure non bastano per raccontare tutto ciò che era, tutti i suoi eteronimi, le sue contraddizioni: perchè oltre che imbianchino-pittore, era anche un frontaliere senza confini.
Il suo soggetto preferito era il mare. Ritratti del mare della Liguria, gozzi eoliani tirati in secca, borghi liguri crepuscolari e vedute delle Calandre e degli Scoglietti, di prima che iniziassero i lavori per il Porticciuolo. Claudio aveva capito quello scempio e gli era fieramente avverso. Fece parte del comitato che vi si oppose e conservare quell'ambiente con la pittura era il suo modo di combatterlo: civile e intelligente.
Amava la musica, progettava una trasmissione notturna alla radio, di quelle che deve proprio piacerti per ascoltarla, sottraendo un po' di tempo al sonno.
Era alla continua ricerca del riff, dell'assolo giusto per il momento. Sapeva farlo in modo critico e creativo. Per mentelocale aveva scritto un articolo bellissimo sul 40° anniversario di Sgt Peppers Lonely Hearts Club Band, dei Beatles, situando le canzoni nel Ponente Ligure.
Era uno sportivo straordinario. Conservava nella memoria i triathlon a cui partecipava come poemi epici in cui ognuno era un eroe. C'era sempre un Ettore, un Odisseo, una salita ciclopica da affrontare. Conosceva il tallone di ogni Achille e sapeva come affrontarlo.
Era un passeur metafisico. Taciturno come Biamonti e psichedelico come De Chirico. E, da vero passeur, conosceva tutti i sentieri che oltrepassavano la frontiera.
A volte gli telefonavi: «Dove sei Kla, ce ne andiamo un po' al mare?» «No, mah, sono a Gouta, sul sentiero per Testa d'Alpe». «Ma da solo? È un posto da lupi!» «Sì - rispondeva - Ma giù in spiaggia è pieno di sciacalli».
Oppure era da qualche parte tra Bevera e il Roja; gli piaceva in particolare il Rio Bendola, perchè quell'acqua nasce in Italia, sul Grai, poi passa la frontiera e diventa francese. Come lui.
Fuggiva da qualcosa. Come tutti. Si allenava, aveva imparato dove scattare e lasciare indietro quell'avversario maledetto. A volte la distanza tra loro era pochissima; ma proprio quando l'uomo nero stava per prenderlo, ogni volta Kla trovava come scappare. Con la pittura, la musica, lo sport.
O alle Calandre: l'arrivo della sabbia era un appuntamento irrinunciabile. Verso le 17 si guardava intorno, faceva le squadre con un talento da player manager. Sfide quattro contro quattro che finivano ai supplementari, ai rigori, anche se il giorno dopo c'era il triathlon a Beaulieu.
Era il Bardamu del Viaggio al termine della notte, il compagno più fedele di Odisseo, il Murinho de noantri, il Chisciotte di Roverino. L'emigrante du rie cun i cioi in 'nt'i euggi di Creuza de ma.
Oggi, sono in tanti a chiedersi dove sia adesso. Di più, forse, crediamo che non se ne sia mai andato.
With a little help from my friends. Wish you were here Claudio.
Giacomo Revelli

mercoledì 27 giugno 2012

Corri Bes, corri!!

Ti abbiamo scoperto un giorno per caso, in una gara delle nostre, sconosciuta e durissima, specchio del Ponente: il duathlon di Perinaldo. Faceva freddo ed eravamo tutti radunati nel baretto dove era stato attrezzato un tavolino per le iscrizioni. Ti ho notato subito, alto e tranquillo, a tuo agio in mezzo ad estranei. Eri li per confrontarti, per vincere! Ma hai dovuto lottare perchè hai dato ma anche trovato filo da torcere.... Da quel giorno e dopo un'altra stupenda lotta al duathlon di Vallecrosia sei diventato parte della squadra. Impossibile non riconoscere in te un vero cinghiale, seppure ingentilito dal nome e dagli occhi.
Tanti i tuoi successi e sempre in situazioni e condizioni diverse. Tuttavia è proprio nella corsa in montagna che riesci ad esprimerti al meglio, dove però servono tante attitudini fisiche e mentali diverse, e tu le hai tutte.

Quando ho letto la classifica del Neandertrail sono rimasto un paio di minuti a fissare il computer: secondo assoluto, 60 km  in 6 ore e 20 minuti. Hai corso fortissimo in una delle gare più dure al mondo, dove corridori famosi e super mediatizzati hanno vomitato l'anima tra nausea e crampi muscolari o si sono persi nei boschi di notte, per poi ritirarsi con la coda tra le gambe. Una gara dove non basta essere allenati, dove non basta saper soffrire. Il Neander bisogna saperlo gestire e tu hai fatto una corsa quasi perfetta: sei partito forte, non hai mai mollato e alla fine, quando hai deciso e dopo più di 40 km di gara, sei riuscito ad accellerare e riprendere due avversari, chissà la loro faccia quando li hai passati...chapeau!

Ora via! corri Bes! non fermarti, verso altre vittorie!!
 
YANN.
 
Complimenti anche ad Andrea Caffara e Remo Lentino che hanno concluso questa impresa titanica in 19ma posizione con il tempo di 9h24'.

venerdì 1 giugno 2012

Inno ai cinghiali

Luoghi immobili, le gesta dinamiche come quadri di Mirò.
Le bici tutte allineate pronte per essere usate nella battaglia.
Odore forte di neoprene delle mute, il vociferare di atleti si espande e rimbalza nelle edizioni delle edizioni di questo triathlon.
L’acqua è fredda,  intirizzisce, ti sveglia, il gusto è dolce, ma il colore è nero come il destino di alcuni di noi.
L’attesa snerva ma la felicità di esserci mi rilassa. La sirena libera… libera gli uomini che si trasformano nelle bracciate in ali di uccelli che scivolano sulle acque.
Mastico liquido, il mare mi ostacola, ancor di più le mie paure. Mani invisibili mi afferrano e mi conducono là nel mio ambiente naturale.
Le strade sono affollate di sfide reali ed irreali. Cerco sul dorso delle maglie il logo della nostra squadra: il cinghiale.
Odore di terra bagnata e di temporale si fissano nelle narici, gocce lasciano spazio a cieli che rapidi mutano.
La strada scivola sotto le mie ruote. La pioggia ora fa male, lampi e tuoni mi fanno sentire piccolo piccolo, là in balia di forze più grandi di me.
Disegno al limite della legge di gravità linee tra pozzanghere e automobili che leste ci sorpassano. Le lancette “contre la montre” mi ipnotizzano in un improbabile tempo passato.
Dritto bimbo, in alto le ginocchia, avanza,  non demordere, osa. Che poi te ne penti. Concentrati che la fatica è solo una delle tante illusioni della vita.
Salta, schiva, accelera. Ora le gambe si sono fatte pesanti, tutto galleggia, si cercano le ultime energie  verso la fine in una linea di un ipotetico traguardo… per alcuni ma non per me la gara  continua, nella memoria di chi ha una discendenza, di un abbraccio con un amico-avversario, di quella strana quiete che mi prende dopo le gare, come una malinconia, dove il tempo si ferma o forse si dilata e a me sembra di aver fregato per quelle due ore il destino che ci vede sempre un po’ gregari in vite a volte ordinarie.
A Kla.  E a tutti voi.


Il Maltese




lunedì 28 maggio 2012

E' NATA GIORGIA!!!!!!

Greta e Ivan questo fine settimana sono diventati genitori e  si dice che sia gia un bel cinghialotto :)

La bimba è nata nell'ospedale di Pietraligure proprio in concomitanza con il Triathlon, che sia un presagio???

L'unica augurio che possiamo fare alla piccola visto il papà che si ritrova è:

sabato 24 marzo 2012

Il 2012 comincia con il Premio San Gennaro

C'è un premio che si vince senza saperlo. Non lo trovi in bacheca alla fine di un triathlon. Non ha un punteggio in minuti secondi centesimi. Non lo ritiri in comune provincia Regione. Non ha una forma, un compenso, nemmeno un trofeo. Ma per vincerlo si soffre, si pena, si suda. E' il Premio San Gennaro.
Fai un triathlon, arrivi smontato, le gambe ti portano appena a casa per crollare sul letto. E credi di essertelo guadagnato. Invece no, poi scopri che l'ha vinto un cinghale arrivato penultimo.
Corri il Duathlon di Grasse. Rendi l'anima ma ti superano anche i bambini (ma ormai è normale, in Francia) e arrivi sderenato.Ma quella volta l'ha vinto Andrea Caffara con uno scatto sugli scalini di Fragonard.
Ti iscrivi a Manosque. Ti sei allenato per uno sprint, vai tanto per stare in compagnia. Invece arrivato lì scopri che è un'olimpico, a metà luglio. La Provenza, attorno, è un forno. Buchi due volte in salita. Spacchi la catena in pianura. Un brigante locale di chiede "un fiorino" sul percorso. Arrivi insieme a Sforbi ed è già tanto. E speri. (Quella volta l'han vinto Borfiga e Vaglio che sono pure arrivati nei 30).
E allora ti butti sui Trail. Besnard lo vedi in partenza e poi ti dimentichi la sua faccia. Sali e scendi due volte tra Sospel e Menton e poi magari il Braus, sbagli percorso, arrivi "dopo la musica", quando già smontano, non è avanzato nemmeno uno zuccherino all'ultimo ravitaillement. E ti dici, "Almeno, stavolta, il Premio San Gennaro sarà il mio!". E invece no. Se lo piglia Yann.
E casi ce ne sono, ognuno ne ha. Io penso di averlo vinto quando Palmucci m'ha passato al 14° km della corsa e ho fatto 4° al medio di Lipari. Mi disse: "Ciao bbbello..."
Come cacchio si vince sto Premio San Gennaro?Non è roba da vincenti, da elite: quelli li pagano per non soffrire. Chi lo vince invece paga per soffrire. Non ci sono regole: la sola è che sei candidato quando ti viene da chiedere a San Gennaro chi te l'ha fatto fare.
Il Premio San Gennaro non è un risarcimento per la sfortuna. Non è il premio della grande consolatrice. Non è la ricompensa per una gara grama e sfigata.Bisogna essere dei duri, puri, per guadagnarselo. Oppure avere la faccia di uno che credeva di entrare in un hammam e invece era una palestra di wrestling.
Lo decidono alla fine o all'inzio della stagione, magari quando tutti ti vedevano bene e in forma, quando finalmente sembravi aver superato i tuoi problemi, quella bestia che ti portavi dietro e non ti lasciava vivere. Quando avevi appena finito la tua tana a Calvo, un borghetto spopolato da cui tutti scappano. E magari pensi che quest'anno sei andato forte o l'anno prossimo sarai ti allenerai e batterai pure Faggiani. Invece, proprio quando sei tranquillo, a casa, sul divano, o torni a casa dopo una festa con gli amici di sempre, ti arriva una telefonata: Ehi, bbbello, Hai vinto il premio San Gennaro.
Ecco, Kla lo ha vinto così, al Triathlon di San Silvestro ad Antibes. Come poteva non vincerlo lui che era uomo di battaglia, che amava la tregenda, il vento, la pioggia? C'er aun tempo da lupi, le trombe d'aria al largo dell'Esterel, volevano sospendere la gara, quel giorno. Immaginatevi come si sarebbe incazzato Kla. Partono. Non arrivano alla prima boa che già 3 o 4 si ritiravano.Qualcuno lo ha ritratto all'uscita dall'acqua. Con la muta che gli restava appiccicata addosso, come una pellaccia ghiacciata. Ancora con la cuffia, gli occhialini e il numero. Capitanava un gruppetto di triathleti. Dietro c'era gente fisicata, nuotatori, pensate come doveva essere andato forte. In faccia gli leggi la voglia di spaccare il mondo, di andare avanti, nonostante tutto.
Ecco, il vincitore del Premio San Gennaro. Ad honorem, per sempre. Lo ha vinto lui. E lo abbiamo vinto tutti noi cinghiali del Ponente, per tutto ciò che è accaduto, per tutte le sfighe che ci sono successe negli ultimi 2 anni. E perchè continuiamo ad amare questo sport, questa filosofia. San Gennaro, ma chi ce lo fa fare?
Ciao Kla, wish you were here.

martedì 20 marzo 2012

Carros 18/03/2012

Un bel momento sportivo si è realizzato domenica 18 marzo a Carros, nell'immediato entroterra di Nizza. La Federazione di triathlon della Costa Azzurra ha deciso di dedicare questa gara e il premio alla migliore squadra, a Claudio Mingherlino, atleta veterano e arbitro della Ligue francaise de triathlon, anima e cuore del Ponente Triathlon, che ci ha lasciati la notte del primo dell'anno a causa di un terribile incidente stradale. I più fedeli e appassionati rappresentanti del club ponentino si sono ritrovati insieme ai cugini francesi per onorare, tra lacrime e sorrisi, lo spirito sportivo che ha sempre animato Claudio. A Carros domenica si è respirata quell'atmosfera agonistica a lui tanto cara, una vera e propria cultura dello sport che Claudio è stato capace di diffondere e tenere sempre viva intorno a sé. Ottimi i risultati finali della squadra del Ponente che si è confrontata con atleti emergenti molto giovani di altissimo livello.

martedì 14 febbraio 2012

Grande Bes.

Il professore volante riinizia la stagione come l'ha finita con un'ottimo risultato. Domenica ha fatto 2° al Trail des Neiges di Casterino senza curarsi dei -10° e della neve alta.
Bravo Guillaume.

martedì 24 gennaio 2012

Triathlon di Carros anche per Cla

Il 18 Dicembre scorso ad Antibes come ogni anno lui ha chiuso la stagione partecipando al Triathlon di Natale, domenica 18 Marzo a Carros si terrà la prima gara di Triathlon della stagione e quest’anno l’organizzazione ha deciso di dedicare a Claudio il premio per la classifica a squadre.
Inutiledire che se non dovessimo vincerlo il nostro vicepresidente potrebbe incxxxsi.
Quindi allenatevi e fatemi sapere chi vuole essere iscritto.
Ciao a tutti.

mercoledì 4 gennaio 2012

L'ultimo saluto dei "cinghiali" della Ponente Triathlon al compagno Claudio Mingherlino (di Donatella Lauria)


Un mare di persone ha salutato oggi pomeriggio Claudio Mingherlino. La Ponente Triathlon, la sua squadra, lo ha ricordato con affetto e commozione. La messa è stata celebrata da Don Luca Salomone

Una folla commossa: la mamma, il fratello, i parenti, gli amici più cari, i "cinghiali" e i colori bianco azzurri della Ponente Triathlon, lo striscione che ha avvolto la bara in un ultimo abbraccio. Centinaia di persone hanno salutato questo pomeriggio Claudio Mingherlino, 39 anni, scomparso il 31 dicembre in seguito ad un tragico incidente stradale. C'erano tutti i suoi compagni di squadra, i veri amici con cui Claudio ha tagliato il traguardo innumerevoli volte, con cui ha organizzato gare, si è allenato, ha corso, nuotato, pedalato, con cui ha percorso il tratto troppo breve della sua vita. Un tratto breve ma intenso che ha lasciato un grande segno nel cuore di chi lo ha accompagnato.

E a lui i suoi compagni d'avventura hanno voluto dedicare alla fine della celebrazione la canzone "Creep" dei Radiohead che tanto Claudio amava e che l'ha accompagnato anche oggi.

"E' solo una canzone, ma la tua canzone...."

"Quando tu eri qui prima non riuscivo a guardarti negli occhi, tu sei proprio come un angelo, la tua pelle mi fa piangere, tu fluttui come una piuma, in un mondo meraviglioso. Io avrei voluto essere speciale, tu sei così maledettamente speciale".

Claudio era speciale, era un tri-atleta "speciale", una persona generosa, riservata, disponibile e altruista. Sia nello sport che nella vita ha sempre "gareggiato" con onestà e lealtà, aiutando in ogni momento chi ne aveva bisogno.

"Sei in ogni cosa. In ogni gesto, in ogni sguardo, lacrima e sorriso. Saremo più forti e cinghiali di prima. E questo sarà il nostro modo per tenerti vivo, in mezzo a noi. Grazie di tutto". Questo il profondo ricordo, commosso di Stefania.

Scrive Andrea: "quante belle esperienze assieme,quante battaglie,quanti abbracci sotto lo striscione d'arrivo. Correremo sempre assieme Cla, te lo prometto!!!"

"Nel corso della nostra esistenza - scrive Sandro - ci sono persone che con molta riservatezza ci vivono accanto, che frequentiamo saltuariamente e, in caso di necessità, sono sempre pronte a dare il loro aiuto. Claudio era una di queste persone. Ci mancherai, è stato un onore ed una gioia condividere tanti momenti insieme a te".



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