venerdì 3 agosto 2012

Un mare di colori, la mostra di Claudio Mingherlino

Per tre giorni esposti i dipinti del pittore ponentino, tra musica e arte. Per vivere faceva l'imbianchino in Francia, ma viveva per le sue passioni. Il ricordo di Giacomo Revelli            
Un mare di colori, la mostra di Claudio Mingherlino
Ventimiglia (Imperia)
Giovedi 12 luglio 2012 ore 15:20

Per chi lo conosceva, non era un mistero: Claudio dipingeva benissimo. Il pennello era per lui ferro del mestiere sui cantieri di Villefranche e Montecarlo, ma anche una parte della sua anima, una delle tante protesi con cui affrontava il mondo.
Claudio Mingherlino, scomparso la notte di Capodanno in un incidente stradale, per vivere faceva l'imbianchino, ma in realtà era un ottimo pittore.
I suoi dipinti saranno in mostra venerdi 20, sabato 21 e domenica 22 luglio a Ventimiglia Alta, nel Chiostro del Convento delle Suore dell'Orto (vicino Piazza della Cattedrale).
Non è stato facile raccogliere tutte le sue tavole. Claudio le regalava un po' a tutti. C'è voluta la caparbietà di suo fratello Luigi e il contributo di tanti per fare una mostra. Eppure non bastano per raccontare tutto ciò che era, tutti i suoi eteronimi, le sue contraddizioni: perchè oltre che imbianchino-pittore, era anche un frontaliere senza confini.
Il suo soggetto preferito era il mare. Ritratti del mare della Liguria, gozzi eoliani tirati in secca, borghi liguri crepuscolari e vedute delle Calandre e degli Scoglietti, di prima che iniziassero i lavori per il Porticciuolo. Claudio aveva capito quello scempio e gli era fieramente avverso. Fece parte del comitato che vi si oppose e conservare quell'ambiente con la pittura era il suo modo di combatterlo: civile e intelligente.
Amava la musica, progettava una trasmissione notturna alla radio, di quelle che deve proprio piacerti per ascoltarla, sottraendo un po' di tempo al sonno.
Era alla continua ricerca del riff, dell'assolo giusto per il momento. Sapeva farlo in modo critico e creativo. Per mentelocale aveva scritto un articolo bellissimo sul 40° anniversario di Sgt Peppers Lonely Hearts Club Band, dei Beatles, situando le canzoni nel Ponente Ligure.
Era uno sportivo straordinario. Conservava nella memoria i triathlon a cui partecipava come poemi epici in cui ognuno era un eroe. C'era sempre un Ettore, un Odisseo, una salita ciclopica da affrontare. Conosceva il tallone di ogni Achille e sapeva come affrontarlo.
Era un passeur metafisico. Taciturno come Biamonti e psichedelico come De Chirico. E, da vero passeur, conosceva tutti i sentieri che oltrepassavano la frontiera.
A volte gli telefonavi: «Dove sei Kla, ce ne andiamo un po' al mare?» «No, mah, sono a Gouta, sul sentiero per Testa d'Alpe». «Ma da solo? È un posto da lupi!» «Sì - rispondeva - Ma giù in spiaggia è pieno di sciacalli».
Oppure era da qualche parte tra Bevera e il Roja; gli piaceva in particolare il Rio Bendola, perchè quell'acqua nasce in Italia, sul Grai, poi passa la frontiera e diventa francese. Come lui.
Fuggiva da qualcosa. Come tutti. Si allenava, aveva imparato dove scattare e lasciare indietro quell'avversario maledetto. A volte la distanza tra loro era pochissima; ma proprio quando l'uomo nero stava per prenderlo, ogni volta Kla trovava come scappare. Con la pittura, la musica, lo sport.
O alle Calandre: l'arrivo della sabbia era un appuntamento irrinunciabile. Verso le 17 si guardava intorno, faceva le squadre con un talento da player manager. Sfide quattro contro quattro che finivano ai supplementari, ai rigori, anche se il giorno dopo c'era il triathlon a Beaulieu.
Era il Bardamu del Viaggio al termine della notte, il compagno più fedele di Odisseo, il Murinho de noantri, il Chisciotte di Roverino. L'emigrante du rie cun i cioi in 'nt'i euggi di Creuza de ma.
Oggi, sono in tanti a chiedersi dove sia adesso. Di più, forse, crediamo che non se ne sia mai andato.
With a little help from my friends. Wish you were here Claudio.
Giacomo Revelli

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