venerdì 15 ottobre 2010

Il 25 settembre 2011, ad Aix si terrà la prima edizione del Ironman 70,3 qualificativo per il Campionato del Mondo.

Yves Cordier, responsabile per lo sviluppo di gare Ironman di Francia, ha scelto la città di Aix en Provence per ospitare l'unico Ironman 70.3 (1,9 km nuoto, 90 km bici e una mezza maratona 21,1 km) in Francia.

La data della gara è stato scelto in base al calendario: non vi sono gare concorrenti, ideale per terminare la stagione e prepararsi per i Campionati del Mondo Ironman e Ironman 70.3 con un clima mite anche in questo periodo dell'anno nel sud Francia, tutto è perfetto per la sfida del nuovo 70,3!

A questa prima edizione saranno presenti, : Marcel Zamora (ESP-Triatlhl Aix), vincitore per cinque volte dell' Ironman di Nizza (2006-2010), due volte vincitore di Embrun (2009/2010); Olivier Marceau ( SUI), Olympic Distanza Campione del Mondo nel 2000, 3 volte selezionato per i Giochi Olimpici, 3 ° Ironman di Nizza 2010, Delphine Pelletier (FRA), 3 ° ITU LD World Championship 2009, sei volte campionessa di Francia.

giovedì 14 ottobre 2010

Trail di Gorbio

10.10.10 Trail de Gorbio

Una domenica come tante in un piccolo paesino dell’entroterra di Mentone: Gorbio, della contea di Nizza.
Da un paio d’anni qui vengo spesso: giri in bici, super sprint (l’unico triathlon a cui mi sento di poter partecipare), arrampicata sulle sue stupende e difficilissime falesie e oggi un bel trail di 42 km.
Arrivo presto che è ancora buio e fa freschino. Mi iscrivo, ritiro il pettorale e con calma mi preparo.
Stranamente non avverto nessuna tensione pre-gara, sarà che ho in testa di fare un bel lungo, come allenamento. Dopo aver dato un’occhiata al percorso mi rendo conto che non sarà uno scherzo. Sono relativamente abituato a percorrere lunghi tratti in montagna e mi sento bene al solo pensiero di ciò che mi aspetterà: nulla di estremo, di impossibile, ma qualcosa di assolutamente umano, semplicissimo, ciò per cui siamo stati in qualche modo plasmati da millenni qui in Liguria, arrampicare su ripidi sentieri per poi saltellare giù in discesa. E oggi ripeterò gesti fatti infinite volte dai miei antenati, loro per necessità di sopravvivenza, io per necessità di riconciliazione psichica con la mia essenza, le mie origini. Ogni qualvolta corro nelle montagne che incoronano il mare ho, per qualche ora, la fortissima sensazione di rispondere ad uno scopo vitale, mi sento realizzato, in pace con il mondo. Purtroppo si tratta solo di alcune ore.
Ma il trail è pur sempre una gara.
Alla partenza mi rendo conto che il livello è molto alto. In pochi minuti rimango subito tra gli ultimi, che tra l’altro hanno tutti l’età di mio nonno e mentre corrono in salita chiacchierano di caccia al tordo, diletto a cui oggi hanno dovuto rinunciare per la corsa. Io semplicemente cerco di trovare un ritmo, respirare e non boccheggiare e non perdermi anche questi cinque compagni. Il buon Borfiga dice sempre che in una gara è impossibile arrivare ultimi, io più volte sono riuscito a confutare la sua teoria.
I primi 6 km sono in salita, vado piano come al solito, ma appena scollino trovo un buon passo di corsa e recupero qualche eroe mezzo stramazzato per lo sforzo, non senza un po’ di sarcasmo li incito a ripartire, sorpassandoli con un sorriso beffardo. Dal decimo km comincia uno stato di grazia che durerà fino alla fine, sto bene e per diverse ore non incontro nessuno, corro e i miei sensi vivono appieno questo magnifico autunno: i funghi lungo il sentiero, l’odore delle foglie cadute già mischiate al terriccio bagnato, i colori del cielo e del mare lontano. Tutto è praticamente perfetto, vorrei potesse durare per sempre (lo dico sempre quando ripenso ai trail fatti). Le stagioni di mezzo, quelle che si dice non esistano più, sono da sempre state le mie preferite, e allora forse anch’io svanisco al mondo per qualche ora, trovando tutto ciò che mi serve per esprimermi ed esserci anche se su di una linea di soglia. So per certo che se anche dovessero sparire tutte le balise, io correrei per ore e alla fine atterrerei in un luogo interessante. Ho due litri d’acqua, barrette e gel a sufficienza per un bel po’. Corro e lascio libero spazio a ciò che clinicamente definirei un delirio. Eppure il mio cervello riesce a coordinare il corpo in senso motorio mentre l’anima si incontra con il mondo, con questa natura così a portata di mano eppure così estranea per noi uomini dell’era della tecnica.
Dal mio volo pindarico atterro a St. Agnes in forma, felice. Mancano solo sette km all’arrivo, ma tre di ascesa al Baudon, il mitico 1200 - l’ultima fatica che bisogna affrontare nel Neandetrail - e poi quattro di discesa tecnica fino a Gorbio. Salgo bene e sono su in un’ora. In cima mi godo il paesaggio, sul mare c’è levante ed è tutto bianco di schiuma, a nord invece vedo chiaramente il monte Bego, anch’esso spolverato di neve e le Alpi. Poi guardo la discesa e mi scatta una molla nel cervello, lo spirito agonistico da cui non puoi affrancarti quando sai che è possibile conquistare qualcosa, anche solo una posizione. Sarà un retaggio di quando andavo a cavallo e le gare le vincevo veramente, sarà che oggi è una giornata speciale, sta di fatto che mi butto giù per la pietraia come un matto e a metà pendio raggiungo e supero, uno dopo l’altro, cinque corridori. Due non ci stanno e sento che accelerano dietro di me, non mi posso girare altrimenti rischio di volare giù. Arrivo in fondo al Baudon e salto l’ultimo ristoro. Riprendo fiato rallentando un pochino e sento qualcuno dietro di me e allora riparto. Il sentiero si allarga, vedo Gorbio più sotto, il tipo mi affianca e continuiamo a spingere, sono al limite e quando penso che non tarderà a superarmi grida: “cazzo rallento, devo respirare!”. Manca meno di un km e ora sono nuovamente solo, ho difeso il mio posticino e non mi sono fatto superare, ma tutto ad un tratto sento nuovamente qualcuno arrivare da dietro e penso: “Stai a vedere che si è ripreso e ci riprova”. Mi giro e invece è un altro tizio, dell’AS Monaco. E qui comincia la vera battaglia sull’ultimo km di sentieri, scalinate e pietraie, è un continuo affiancarsi e staccarsi, in un progressivo aumentare di ritmo. Con un balzi salto i quattro scalini che immettono sulla strada asfaltata negli ultimi 100 metri dall’arrivo, sono davanti, ma il pazzo accelera, accelera, accelera e io non mollo, così ci ritroviamo affiancati in uno scatto finale veramente da fuori di testa. Dò un ultimo strappo e mi infilo nella piazza per primo, dove sta avvenendo la premiazione del trail di 18 km, Besnard è sul podio: quinto assoluto, meno male che mi aveva detto di essere sovraffaticato . Lo speaker si ferma e la gente si gira per capire chi sono sti due pazzi che si scornano per conquistare il 63esimo posto su 78 rischiando l’infarto. Ma ce l’ho fatta, ho vinto la mia gara in 6h37...:-)

martedì 12 ottobre 2010

Perché fare un Ironman?


Non lo so. Credo che se te lo devo spiegare, tu non lo possa capire. Un po’ come l’alpinismo, il paracadutismo o gli ultratrail. Certe cose o le senti dentro o non ci sono parole che ti possano chiarire il perché di certe scelte.

So solo che una sera, questo inverno, sono entrato in cucina, i ragazzi erano a tavola e Marta cucinava.
“Papà per i suoi 50 anni vuole un regalo!”
Mi guardano divertiti. Proseguo- “Voglio provare a fare un Ironman!”
I ragazzi dicono “Figo!” Gli occhi di Marta diventano ancora più grandi e verdi del solito, è l’unica che capisce subito.
“OK se ti fa piacere provaci”
“Grazie”

Questo vuol dire che alla sera arriverò a cena quando arriverò, le Domeniche e le prossime vacanze andranno usate per gli allenamenti e lei (Marta, ndr) dovrà sobbarcarsi molti giri di consegna\ritiro figli in più.

Il giorno dopo entro nella macelleria di Stefano e gli annuncio: ” devi allenarmi per l’Ironman di Barcellona”

Gli avessi chiesto un’orata fresca e un aragosta non avrebbe fatto la stessa faccia stupita.
Mi dice subito che è impossibile, che morirò o durante gli allenamenti o durante la gara, protesta per un bel po’… poi comincia a pianificare gli allenamenti.
E tutto ha inizio…

Premetto una cosa, molti mi hanno raccontato di avere trovato la forza di finire l’Ironman pensando a quanti gli avevano detto che non ce l’avrebbero fatta, io, nei momenti di crisi, ho trovato aiuto nel pensiero di quanti hanno creduto in me e già solo questo è stato splendido e mi ritengo fortunato.

Ho avuto vicino amici come Enrico, Michele, Ciccio che mi hanno aiutato negli allenamenti più lunghi, scortandomi su e giù per l’Aurelia, fino a conoscere a memoria la strada da casa alla galleria di Albenga… miiii che palle che si devono esser fatti anche loro!!!

Ma veniamo alla gara, raramente prima di una scadenza importante ho avuto lo stomaco in mano come prima di questa gara!!! Sono arrivato a sognare di trovarmi con la muta, bagnato, nel centro di una sala da pranzo di un albergo in Spagna con tutti che mi guardavano… avevo sbagliato strada nel nuoto!!!

Finalmente sono a Calella, ritiro il pacco gara e mi presento al briefing in inglese, non sono abituato a sentirmi un nanerottolo, ma sono al tavolo con la squadra norvegese… e mi sento Mammolo! Bici da crono incredibili, ruote lenticolari caschi a goccia… mi sento fuori posto… aspetto che salti fuori il Ragionier Filini dell’Ufficio Sinistri che mi prenda con lui…

6 del mattino, ultimo controllo alla bici, sono il numero 200, il 201 è un commercialista di Bologna, l’ho appena incontrato, dopo poco lui e il suo socio Beppe mi sembrano vecchi parenti… questo è l’Ironman.
Ci avviciniamo alle gabbie di partenza, è ancora buio, mi sono perso a Pietra (Miglio Marino di Pietra Ligure, ndr) in piena luce… qui finisco in Marocco dai parenti di Aziz (un nostro ex tesserato, ndr)…
Mi giro, i norvegesi si tengono abbracciati in silenzio, ascoltano il rumore del mare… questo è l’Ironman.

Pronti…VIA!

La prima bracciata è speciale, non ho mai nuotato questa distanza, l’acqua mi sembra meno salata, il fondo si vede bene, PANICO\PAURA che è sta roba??? Una medusa grossa come un pallone da calcio!!! Te posseno… ma dai il nuoto scorre, sorpasso qualcuno coi crampi, faccio per fermarmi (sono pur sempre un medico) ma ci sono già le canoe dei soccorsi.
La riva, mi alzo in piedi e cado all’indietro perché scivolo, Marta crede che sia svenuto!!! La tranquillizzo, mi fa una foto con la macchina spenta!!! è un po’ tesa…

Mi cambio al volo e parto in bici, passa un treno e un imbecille mi tira una lattina di birra… vuota!!! Proprio imbecille!!! Ma non doveva essere un piattone??? I primi 15 Km sono sali e scendi continui, per dare un’idea ho toccato in discesa i 52 km\h senza pedalare, poi inizia un falso piano a salire di circa 40 km ovviamente in controvento… si recupera al ritorno…Grande tifo lungo la strada, giudici sempre presenti a controllare il no draft, tutto bene fino a 150 km poi iniziano i crampi alle cosce, mi tiro dei pugni che mi decontraggono, osservo le facce stupite di un gruppo di tifosi polacchi… pensano che mi stia prendeno a colpi nelle palle… mi gridano qualche cosa… non capisco il polacco… gli ultimi 10 km mi appare Winnie the Pooh… lo aspettavo da un po’, mi vuole rivelare il quarto segreto di Fatima… gli dico che è un pettegolo e andiamo avanti così fino alla zona cambio…

Mi vesto per la maratona e parto, 400 metri e mi rendo conto che ho dimenticato il pettorale!!! Torno in dietro, frugo e non lo trovo, rabbia, poi eccolo, riparto, ho perso 10 minuti e fatto 800 metri in più e compare improvvisamente il Cane Puffoente (per chi non lo conoscesse ecco il link)!!! Mi morde polpacci e cosce e non mi mollerà per tutte le 5 ore di maratona! L’Ironman inizia qui.
Inizio a correre ma partono i crampi e devo alternare, corro fino ai primi sintomi e poi cammino, devo fare 42 km, si attraversa la periferia, si entra in campagna e si raggiunge un altro paese, si torna indietro, il tutto per 4 volte.

Non so perché lo sto facendo o forse si… ma ci deve sempre essere un perché? Improvvisamente un pensiero, il ricordo di un sorriso che mi manca da 10 anni, lei avrebbe capito perché lo faccio, magari non l’avrebbe approvato, ma l’avrebbe capito… a 50 anni ripenso alla nonna… questo è l’Ironman.

C’è una ragazza spagnola in piedi in mezzo alla strada, ci resterà per tutta la gara, ha una tromba e una bandiera e fa un tifo scatenato per tutti. Al primo giro vedo solo i suoi capelli neri lunghi, al secondo giro vedo che non ha le gambe. Ha due protesi. Non smetterà un momento d’incitare tutti, specialmente chi non ce la fa più… questo è l’Ironman.

E’ sera, il tratto di strada in campagna è completamente buio, piccole luci gialle a distanza di 20 metri indicano la strada, non vedi dove metti i piedi, ma c’è un francese, ha più di 60 anni è tutto il giorno che è li, prima a dorso nudo, poi in canottiera, poi col maglione, incita tutti e indica l’ostacolo di una piazzola… non fa parte dell’oraganizzazione ma resterà li fino all’ultimo… questo è l’Ironman.
E’ il mio ultimo giro. Passando ai tavoli dei ristori ringrazio tutti i volontari. Sono stati splendidi. Sono stupiti, mi ringraziano loro e vogliono stringermi la mano… a tutti i tavoli la stessa scena… questo è l’Ironman.

Tappeto rosso. Ultimi 100 metri. Ce l’ho fatta, guardo il cronometro ufficiale non ci credo! Sono sotto le 14 ore (13h 39′), urlo, la folla mi incita, dò il 5 a tanti, temo anche qualche schiaffone stile “Amici miei”. Passo il traguardo.

Mi mettono al collo la medaglia. Bacio mia moglie a cui vorrei dare la medaglia per… mille motivi.
Mi attacco al telefono, chiamo tanti amici per ringraziarli, ho Facebook pieno di splendidi messaggi, 1 km a piedi e rientro in albergo, prima della doccia voglio scrivere una parola: GRAZIE.
Ora sono a casa, mi sono pesato e sono 8 etti in più di quando son partito?!? in gara ho mangiato 2 panini al prosciutto, uno alla nutella, 5 gel grossi, 2 piccoli, uno alla caffeina, 1 fiala di guaranà, 4 barrette glucidiche, 1 proteica , 5 banane e bevuto tanta ma tanta coca-cola… anche il rutto libero è Ironman!

Che è ‘sto odore??? Forse è meglio che mi tolga la maglia da finisher, è da domenica che non la levo manco di notte.

Ciao,
Franco.

lunedì 11 ottobre 2010

Matteo o Matteuccio o più semplicemente il cinghiale sabato 9 Ottobre ha disputato L'Xterra di Capoliveri gara valevole come finale dell'Xterra Italian Tour.
Dopo una stagione lunga e davvero impegnativa questo è quello che il nostro atleta più giovane si è scelto come vacanza, concludendo 50° in 3h03'58'' primo della sua categoria.

Bravo CINGHIALE.

mercoledì 6 ottobre 2010

I NAUFRAGHI DELL'ISOLA VERDE.

In principio furono le Lerins e il medio di Cannes, ma non feci in tempo a pensarla, che questa gara non si svolse più. Poi con Paolo fummo attratti dal 70.3 di San Francisco, con a nuoto la fuga da Alcatraz, proprio come nel film, ma resta un viaggio lungo e impegnativo. Poi scopro il doppio olimpico Des Lumiere (in onore dei due fratelli inventori del cinema e che qui girarono uno dei loro primi cortometraggi) sarebbe partito dall’Ile Vert. Mi dico: è la gara che stavo cercando per coronare uno dei sogni da quando faccio triathlon: la traversata. Così mi trovo catapultato all’alba di una domenica di ottobre nella stupenda baia della Ciotat. Come previsto il mare è già un po’ mosso, e il vento, qui una costante, comincia a soffiare con intensità. Nessun problema, gli autobus navetta sono già pronti per trasportarci all’imbarcadero del Vieu Port, saliamo sui battelli, e si parte. Ognuno avvolto nella propria muta e nei propri pensieri. Fin da subito si capisce che c’è qualcosa che non va, quando giungiamo al piccolo molo d’attracco capiamo che quelle macchie scure nell’acqua non sono alghe o aghi di pino, bensì banchi di meduse. PUTAIN! Alcuni provano a scaldarsi e ne escono con viso, mani e piedi urticanti dal contatto con le meduse. Il caos. I giudici non sanno che fare, gli organizzatori si consultano con i pompieri e i rappresentanti delle squadre più importanti. Il tempo passa, la partenza è ritardata. Non ci posso credere, tutti i sacrifici fatti per arrivare fin qui, nel posto giusto al momento giusto, e adesso ci mancavano le meduse. Troppi rischi, nessuno si prende la responsabilità per eventuali choc dei partecipanti. Il nuoto è annullato. Vengono richiamati i battelli per riportarci a riva. Ma quando arrivano, un folto gruppo di triathleti si oppone, dall’acqua tenta di non farli ripartire, esplode la protesta di chi vorrebbe nuotare a tutti i costi, ovviamente io mi ci aggrego, troppo ghiotta l’occasione per fare un po’ di commedia prima di lasciare l’isola. Alla fine cediamo, è quasi trascorsa un’ora dall’orario di partenza. Si farà un duathlon lungo 10-80-10. Sono deluso, ma il posto è talmente bello che non me la sento di rinunciare e raggiungere i miei compagni di squadra a Carquieranne. Penso che solo immaginare il duathlon di Vallecrosia, m’impegna mentalmente molto più di qualsiasi triathlon. Con la partenza a piedi, che non ho mai digerito, figuriamoci qua, oggi, e con sto vento. Cerco un modo per venirne fuori dignitosamente e decido di fare la prima frazione di corsa tranquilla e poi si vedrà. Il percorso è bellissimo, si costeggia il mare e si attraversano un paio di pinete, per poi tornare in dietro dalla strada principale e via in bici. E qui succede qualcosa che non mi aspettavo man mano che passano i chilometri la delusione per ciò che è stato, lascia spazio alla felicità per ciò che sto facendo. Inizio a pensare a quante volte mi sono rovinato le cose solo perché ho voluto mantenere fede a un rigido pensiero prestabilito. Invece oggi no, sono qui, sto facendo una cosa che non avrei immaginato e mi sto divertendo. Dopo una lunga pedalata sull’altopiano de le Castellet ripiombiamo al mare che avevamo lasciato quasi tre ore prima, il vento è davvero forte e decine di coloratissimi kitesurf e windsurf punteggiano il blu di questa luce unica del midì. La seconda frazione di corsa è difficile da descrivere, una specie di lotta tra l’uomo e i crampi. Sento che mi sto spegnendo ma ormai è quasi fatta. Adesso posso finalmente farmi il bagno. Mi guardo intorno e non vedo meduse. Probabilmente hanno deciso di naufragare tutte sull’ISOLA VERDE.
kla.

Le FOTO: www.flickr.com/photos/akunamatata/sets/72157625088058252/show/

RISULTATI: http://laciotattriathlon.free.fr/file/RESULTATS_IRON_B_DES_LUMIERES_2010.pdf

martedì 5 ottobre 2010

Successo straordinario per la prima edizione della marcia 'Colla Melosa'

Ancora una volta, la sezione del Club alpino di Bordighera coglie nel segno. Un successo inaspettato, ben 111 partecipanti alla prima marcia «Colla Melosa» nel comune di Pigna.
Grazie a ben 30 volontari (sparsi lungo il percorso), tra Protezione Civile di Ospedaletti, la Croce Rossa Italiana di Bordighera e i soci della sezione di Bordigotta, la manifestazione non competitiva - che ha coinvolto tutti gli appassionati di montagna, di fit walking, di north walking,camminatori, runners - si è svolta in un clima di amicizia con gran voglia di trascorrere una giornata all’aria aperta.
Cosa che è stata possibile, percorrendo i sentieri che si snodano tra la Colla Melosa e i Balconi di Marta, nel comune di Pigna, nell’incantevole scenario all’interno del Parco delle Alpi Liguri, «paradiso» flori-faunistico e sede di numerose fortificazioni ancora intatte.
Il motivo principale che ci ha spinto a realizzare questa manifestazione era quello di far conoscere a più gente possibile questa bellissima zona.
Dopo il pranzo, all’interno del rifugio Franco Allavena, incluso nell’iscrizione, si è proceduto all’assegnazione di alcune coppe come riconoscimento, (visto che la marcia non era competitiva), per la partecipazione.
Al gruppo più numeroso , sezione di Bordighera, che ha ceduto il trofeo al secondo classificato il gruppo Ponente Trialon, la coppa al partecipante più giovane anno 2004 Nicodemi Andrea, al più anziano Biancheri Giuseppe anno 1927, alla famiglia più numerosa Nicodemi e al partecipante venuto da più lontano Raudania Giuseppe da Parabiago, Milano. Un arrivederci al prossimo anno e grazie a tutti.
FRANCESCO CARÈ, PRESIDENTE DEL CAI, BORDIGHERA

da la Stampa

Altre foto Di Castellar

Qui potete trovare altre foto di domenica 26: http://alextri.free.fr/galerie/2010/2010-09-26%20TRIATHLON%20CASTELLAR/index.html