mercoledì 23 luglio 2008

La città è salva

Della Straventimiglia si danno molte definizioni. Chi la chiama "passeggiata in amicizia", chi "camminata alla scoperta dei carruggi", chi "corsa non competitiva aperta a tutti".
La realtà è ben diversa: la Straventimiglia è un po' la New York City Marathon de nuiautri, per cui altro che camminata, altro che passeggiata, c'è da soffrire eccome, dall'inizio alla fine.

Non so se gli organizzatori si rendono conto di cosa vuol dire seminare voce (e tanto di manifestini) che si terrà una gara di corsa, per di più serale, proprio in una città come Ventimiglia.

Nei bar della città di confine, per tutta la settimana infuria la pretattica. Si parla della gara, si lanciano sfide, si guarderà torvi ai polpacci altrui, si esibiranno i propri, si rilascieranno dichiarazioni sul proprio stato di forma impossibili da dimostrare. Qualcuno, dovutamente rispettato da un uditorio che pratica assiduamente la disciplina della poltrona, si sente già investito dell'alloro intemelio e ipotizza gli altri gradini del podio.
Meglio così se la gara occupa i discorsi di tutti: almeno si dimenticano altri argomenti che da noi in Ponente fanno un po' più male.

Per un cinghiale la Straventimiglia è quasi obbligatoria. Dico quasi perchè ci si mettono di mezzo le solite mogli o gli impegni improvvisi, perchè, altrimenti, nessun atleta degno di questa effigie potrebbe esimersi dal partecipare, visto che è davvero una gara da cinghiali. C'è da difendere l'onore: guai se l'ambito trofeo finisse in mano a uno sconosciuto francese o un foresto: sarebbe come se il palio di Siena lo vincesse la Fiorentina.
Però, quest'anno, Borfiga e Caffara, le nostre due teste di serie, sono entrambe acciaccate e non possono partecipare. Restiamo io e Mingherlino a difendere la città.

Venerdì 18 luglio, dopo i discorsi di circostanza, il sindaco e l'assessore danno il via. Una marea di gente si riversa sul lungomare. Al primo KM il momento della verità: comincia la salita alla città vecchia. La selezione avviene per le rampe durissime tra i carugi, ma anche per le freccette che indicano la direzione da seguire: si vedono all'ultimo momento e più volte le oltrepasso senza rendermene conto (devo ringraziare il buon Remo di non averne approfittato: più volte mi ha indicato la strada, sembravamo Dante e Virgilio). A dir la verità gli organizzatori avevano preparatpo delle comode strisce di carta con su scritti i nomi delle vie uno dietro l'altro, roba che nemmeno al Monopoli, era impossibile seguirle, a rischio di finire in prigione e senza passare dal via.
Per fortuna poi arriva la discesa e i carugi si aprono sulla foce del Roya. Io e Remo proseguiamo come battistrada ma dietro sento arrivare Claudio che quella strada la sa a memoria: lì comincia davvero la gara.
Due alpini assonnati mi indicano la direzione sbagliata. Sarebbe troppo bello, sarebbe stato un taglio di almeno 700 metri sui 7km finali. Invece devo andare ancora agli scoglietti al giro di boa.
Cerco di aumentare un po' l'andatura ma alle gambe ho due tenaglie che stringono (le mura e carrugi si fanno sentire) e vedo che gli altri non sono così lontani.

Quando passo sul ponte incontro un gruppo di concorrenti che sono caduti nella trappola degli alpini; glielo dico, ma loro hanno ancora ragione e vogliono proseguire. Ognuno ha la sua sfida personale e corre sul suo personale tapis roulant.
Passo davanti al traguardo, le urla di Simonetta, Romina e Evelina mi spingono un po', ma non è ancora finita. Paolo e Andrea sono davanti in scooter e mi dicono che mancano "solo" 3 km...
Ce la metto tutta. Al giro di boa vedo una vera bagarre: c'è Claudio che sta facendo una gran rimonta, ha superato Remo ed è solo al secondo posto. Poi c'è Fabrizio pure lui in gran spinta a due passi, lo raggiungerà a breve. Mi raggiunge un ragazzo, corre piuttosto forte, mi chiedo da dove sia uscito, provo a staccarlo ma tiene e allora decido di rifiatare e tenere le energie per l'ultimo Km. Ma non c'è da mollare gli altri si avvicinano. Davanti Paolo e Andrea si sgolano a incitarmi, "Alza quelle gambe", "Non mollare", ma io e il mio avversario siamo sull'orlo di una crisi di nervi: ci studiamo, non sappiamo chi sia il più forte e le energie se ne vanno che è un piacere. Con la coda dell'occhio vedo una casacca blu dietro di noi: è Claudio che sta facendo un garone, però non posso aspettarlo, rischio di perdere le caviglie del mio collega.

Gli ultimi due km sono una serie di curve e controcurve che spezzano il ritmo e le gambe. In più le vie sono abitate e, giustamente, essendo estate, la gente passeggia, i bambini corrono, strillano, mangiano gelati che potrebbero finirti addosso in un momento.
Mi decido per un allungo, mancano 500 metri, è la mia distanza sprint: raccolgo tutte le energie che ho risparmiato e allungo la falcata. Il mio collega rimane indietro, poi non sento più i suoi passi, sono nel rettilineo finale, evito due signori che stanno stranquillamente a parlare sull'arrivo e sono al traguardo. Poi vengo a sapere che Gas il mio collega degli ultimi 3 km aveva pure lui sbagliato strada e quindi è Claudio il secondo. Un grande Fabrizio chiude al terzo posto.

Siamo stanchi, le gambe sono un macigno, ma felici. I cinchiali hanno conquistato il podio della Straventimiglia. Per un altro giorno almeno si parlerà della corsa. La città è salva.

1 commento:

Valerio ha detto...

Complimenti a Giacomo. Ma perchè per l'anno prossimo non coalizzarsi triatleti e podisti puri e spingere per l'oraganozzazione sul medesimo percorso di una effettiva competitiva? Così da evitare tagli (...tipo il mio...), bambini con gelati ecc. Peraltro in Comune siede Raschiotti appassionato runner..Pur con il bene che voglio al "vecio" Palmero lasciare in mano a lui l'oraganizzazione di una Straventimiglia non competitiva significherebbe mantenere inalterati i problemi di quest'anno...Ps per la cronaca ho chiuso settimo dietro ..moooolto dietro ai cinghiali ma mooooolto soddisfatto!