Personalmente, a parte per la maratona di San Remo alla quale ho partecipato perché si è svolta sulla bella pista ciclabile della mia città, prediligo le manifestazioni grandi nelle belle capitali dove la maratona rappresenta anche un modo di vivere le capitali del mondo in maniera diversa.
Così ho partecipato recentemente e New York e sulla scia dell’adrenalina che mi ha lasciato mi sono iscritta a quella di Parigi.
Il momento dell’iscrizione è una cosa molto seria, è un impegno con te stessa, da lì in avanti per i prossimi mesi il tuo tempo libero sarà dedicato al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. È un momento magico, un brivido di sfida e di curiosità che ti porta a sognare e anche soffrire durante i vari allenamenti. Pioggia o vento, freddo o sole, non importa la maratona é partita e tu ti devi allenare. Quando dopo una giornata di lavoro metti le scarpe e ti dici “vai” e poi torni a casa meno stanca di quando sei partita capisci che la maratona è questa, adrenalina pura, energia che ti ricarica. Così passano i mesi alternando i lunghi della domenica, dove al 32 km ti ripeti “meglio soffrire sulla ciclabile che sugli Champs-Elysees” alle uscite settimanali in cui durante i mille visualizzi te
Ma finalmente arriva la vigilia della gara. Ora sei in scarico da un po’, le gambe riposate, la mente lucida e pronta. Prepari la sacca, la lista l’hai già fatta mille volte mentalmente ma c’è sempre la paura di dimenticare qualcosa, crema per gli attriti, barrette energetiche, ricarica del Garmin che mica ti può lasciare sul più bello, quando sei là che soffri, magari sotto la Tour Eiffel. Tutto è pronto tesserino e visita medica compresa, si parte…
Arrivi sul posto e il pensiero principale va alle condizioni climatiche. Farà troppo caldo o troppo freddo? A Parigi c’è stato il problema del caldo, quando ho iniziato a vedere gente in sandali e canottiera in giro per la città mi sono chiesta seriamente “come faccio?”. E poi pensi ai vari rimedi, in questo caso bere e rinfrescarsi è stato basilare per non rischiare disidratazione o crampi che possono spingere a ritirarsi. Altro pensiero immediato è recarsi al Running Expo per il ritiro di chip e pettorale, non senza brivido e commozione pensando “ormai ci siamo”!
Zona Expo, migliaia di persone da tutto il mondo, provo a osservare gli sguardi e coglierne le emozioni, la cosa che ci accomuna è la paura frammista a curiosità. Paura…forse è la parola sbagliata però è il timore che qualcosa rovini la propria impresa, un tendine che dà noia, un leggero dolorino al ginocchio… l’attenzione è focalizzata sulla propria forma fisica e tutti dicono le stesse frasi “non sono allenato come la volta precedente” , “non so se riuscirò a raggiungere un tempo o l’altro”, “sono venuto perché mi ero già iscritto ma…”…tutti bugiardi! Penso che tutti i 40000 che partiranno domani hanno le idee ben chiare e sanno che l’unica cosa che conta sarà raggiungere quel cartello con scritto 42 e percorrere gli ultimi 195 metri pensando di essere dei grandi, perché tutti sono vincitori in una maratona, per lo meno con sé stessi. E io a cosa penso? Che Paris c’est magnifique e finite le seghe mentali sono veramente felice. Mi attende un percorso fantastico e tutti, fidanzato, amici e parenti sono lì con il pensiero vicino a me. Pronti ad incoraggiarmi. Allora courage, Morena Supèr, mi ripeto. E vado a dormire con questo pensiero, tra una tabella di percorrenza e un tempo di passaggio, dormire è un parolone, comunque ci provo.
I maratoneti a colazione fanno tutti un po’ ridere, c’è chi alle 6 del mattino ha già pettorale e chip, c’è chi si abbuffa di pasta, chi sta già facendo streching…e io sono contenta di fare parte di questo mondo un po’ pazzo, tanti direbbero di gente fuori di testa che tanto chi te lo fa fare di correre 42 km..ecc ecc. io sono nel mio e mi rendo conto che ormai faccio parte del branco, bevo il mio caffè schifoso alla francese, mangio pane e marmellata, tra poco tocca a me.
Metropolitana gremita alla volta di Avenue Champs Elysees, fa già caldo, oggi dovrò bere molto penso, e intorno sempre persone con sguardi preoccupati forse tutti hanno timore di non raggiungere un tempo, un traguardo, un qualcosa…bò? Chissà perché l’uomo ha sempre qualche pensiero per non essere mai completamente felice, la maratona è anche filosofia. La mia è quella di arrivare al traguardo in buone condizioni, se riesco mi metto sotto il palloncino delle 4,15 e cerco di tenerlo, no magari sotto le 4 ore e poi lo supero… chissà. Ho le idee un po’ confuse.
Lasciamo le sacche ai box, ed ecco coda ai bagni. Perché
I primi chilometri sono un districarsi tra gomitate e gente che si infila in ogni possibile passaggio, concentrazione per non cadere, per stare attenti al percorso… poi finalmente il gruppo si allunga un po’ e finalmente mi rilasso, inizio a guardarmi intorno. Paris c’est tres jolie!!! Vive la ville lumière! Gruppetti di band francesi che suonano ogni tanto ci fanno compagnia insieme a una folla che applaude. La prima ventina di kilometri scivola via che è quasi un peccato, mi ritrovo alla mezza e guardando il tempo penso che ho seguito il consiglio del mio fidanzato, ho fatto bene, sono andata più piano per non saltare dopo… ma ecco arriva il 25 km e piano piano ci avviciniamo al muro dei trenta. Fa un caldo micidiale, vedo un sacco di gente che si ritira e ambulanze che suonano intanto guardando il garmin mi rendo conto che ormai l’obiettivo va ridimensionato, meglio 4 ore e 30 stando bene mi ripeto, mi fermo a bere e mangiare gel, il rischio di dovermi fermare per imprevisti dovuti al caldo è alto.
La mia amica Evelina mi riesce a vedere e mi sento chiamare, ma come avrà fatto? Noi donne siamo proprio delle toste. Penso e intanto arriva il trentesimo. È dura. Penso che mi si legga in faccia. Persone sconosciute mi incitano “vai Italia!!!” e leggendo il mio nome sul pettorale “Morena Vai!!” vorrei ringraziarle e abbracciarle tutte, ogni volta che una persona sconosciuta guardandomi mi incita mi fa commuovere, cosa li spinge a tanto entusiasmo? Solidarietà? Quelle urla fanno bene, arrivano a toccare in fondo al cuore e capisci che ne hai ancora e che puoi farcela, pensi che il mondo è bello perché c’è ancora qualcuno capace di sorridere e incitare uno -sconosciuto, una maratoneta delle retrovie, anonima. La maratona è filosofia.
Ridendo e scherzando arrivo al 35°
4 commenti:
Grande Morena sicuramente ci metti meno a correre una maratona che a descrivere l'evento.
Scherzi a parte complimenti io il corraggio di correre una maratona non lo avrò mai.
P.S.
sono ignorante (.,;, a vostro piacimento)
Io ho l'onore di accompagnare Morena in macchina ad alcune gare!
Questa è la vera Filosofia del maratoneta,brava Morena per tutto!
grande donna, grande atleta!!!! complimenti!!!
Bravissima Morena, sei tosta e mi hai fatto emozionare !
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