giovedì 28 aprile 2011


Cari tutti,
sabato 7 maggio 2011 alle 15, all’info Point della Provincia di Genova, al Porto Antico, nei pressi di Palazzo Millo, presentiamo “Bottecchia”, Tunué edizioni, fumetto di cui sono autore con Andrea Ferraris, che ha realizzato con me la sceneggiatura ed ha fatto i disegni.

La storia è quella di Ottavio Bottecchia, il primo vincitore italiano del Tour de France nel 1924, scomparso nel 1927 in circostanze misteriose: fu trovato agonizzante nella campagna friulana, dove stava allenandosi, probabilmente a causa di un pestaggio fascista.

Quella di Bottecchia è la storia di un uomo, di un atleta, di un ciclista che per un momento fu un eroe, ma poi venne travolto dalla storia. Ed è anche il racconto dell'Europa, dell'Italia, in un momento difficile della sua storia, che ancora oggi fa riflettere.

Per questo abbiamo concordato con l'editore l'uscita in concomitanza con la partenza del Giro d'Italia proprio il 7 maggio. La prima presentazione è organizzata con gli Amici della Bicicletta e a presentarmi sarà Michele Marenco, ciclista esperto di ciclismo, già autore di libri e guide sulla bicicletta. Una secondo appuntamento sarà venerdì 13 maggio alle 18 alla libreria Books IN in vico del fieno 43 sempre a Genova.

Sarebbe bello vederci, scegliete voi la data che preferite.

Vi allego la copertina dell’album. Sarei falso modesto se non vi dicessi che è bellissimo!


Vi aspetto

giacomo

mercoledì 27 aprile 2011

Belìn se viaggia il francese...ora lo sanno anche in Sicilia

Dal sito della gara: http://www.volcanotrail.it/

Oggi ha preso il via la Lafuma Volcano Trail 2011. Gli atleti sono partiti con un meteo non troppo promettente: il cielo un pò coperto e il forte vento non hanno aiutato a sciogliere immediatamente le tensioni della gara. La gara è diventata ancora più adrenalinica in corrispondenza delle fumarole di zolfo: il vento ha cambiato spesso direzione rendendo un pò affumicata la discesa. Sul finale di tappa però la situazione si è capovolta: gli animi si sono distesi grazie allo spuntare del sole e ai sorrisi degli atleti che sono arrivati al traguardo (tutti)!
La prima giornata di questa corsa a tappe ha visto vincere in 47' il francese Guillame Besnard per soli 10 secondi su Marco Zanchi (che di Besnard dice "viaggia il francese!...ma c'è tutta una settimana!")e Stefano Ruzza. Tra le donne Cecile Storti con 1h e 6' è arrivata pochi minuti prima di Claudine Jaillet (2°)e circa 10 minuti prima di Vincha Richard (3°).

23 aprile 2011
Trail des Balcon d’Azur -Mandelieu la Napoule-



“[…] che insistenza, la pioggia!
L’acquazzone aveva battuto tutta notte lastrico e tetti. Il cielo basso, carico d’acqua, sembrava rompersi e vuotarsi sopra la terra; e spappolarla la terra, fonderla come zucchero. Passavano raffiche piene d’un calore pesante.”
Guy de Moupassant adorava Mandelieu e le rocce vulcaniche della Napoule, la sua “Montagna Sacra”. Rossa, d’un rosso profondo e acceso che neppure la pioggia di oggi può spegnere, che neppure questa nebbia bassa può nascondere.



Siamo tre amici venuti a correre in questo luogo così vicino a casa nostra eppure così straniero e magico. Quasi alieno per come poco si svela, per il suo castello misterioso costruito sulla rocca del mare con la roccia del posto, proprio accanto alla spiaggia porpora dov’è allestita la nostra partenza. Pochi atleti fanno capannella sotto le tende degli sponsor, tra loro molte donne. C’è voglia di far girare le gambe, di scaldare questa pioggia addosso al corpo, di sentire l’odore delle pietre e del fango, di tuffarsi nel bosco…
Trois, deux, un… partiti! E subito si sale, senza grandi strappi lungo un dislivello progressivo, intervallato da simpatici toboga fangosi nella boscaglia, per 8 km, verso la cima del colle Pelet, regalandoci variazioni infinite di sentieri, colori e profumi. Il ritmo è alto, questo è un trail corto e molto veloce. Siamo tutti e tre in gara, ognuno sceglie il suo potenziale avversario, quello da non mollare, quello un po’ più forte di te in salita…è un gioco che ti impedisce di rallentare, di perdere la concentrazione e ti obbliga a spingere, inesorabilmente, fino alla cima.
Nel frattempo attraversiamo boschi variegati, con pini d’aleppo, sugheri e carrubi, mentre in terra sembra che un giardiniere folle abbia piantato un’infinita bordura di lavanda e salvia in fiore.


Lentamente spiove e dalla nebbia bassa svettano le ruvide falesie marziane, leggermente inquietanti, che rimandano a vertigini e desiderio di vuoto, proprio mentre la forza di gravità si fa sentire più forte in salita. Intorno a noi il verde intenso e sontuoso della macchia rassicura e compensa questa sensazione di spaesamento. Per tutti e tre, me ne sono convinto semplicemente guardando gli occhi dei miei compagni, essere qui oggi vuol dire ritrovare l’essenza della corsa. Scarpe zuppe e gambe infangate, il corpo caldo e lo sguardo sempre un paio di metri più in là, affamato di km, paesaggi e orizzonti impossibili.
Marina è al suo primo trail, ma il ritmo e la grinta, così come lo stupore continuo stampato sul viso, la integrano subito nel gruppetto delle toste della giornata, con alcune delle quali si scannerà tenacemente senza mai mollare. Vincerà infatti la tenacia, la consapevolezza della paura, il brivido di un ruzzolone in una discesa a mille seppur iper-tecnica. Vincerà la tenuta del ritmo, in salita così come in discesa. E all’arrivo i due maschietti si levano ammirati il cappello, per la seconda volta in pochi giorni, tra l’altro.
Questo trail è –come scrisse Moupassant descrivendo il viaggio– una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà nota per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno.
E come fosse un sogno, io continuo a vivere ogni trail. Attraverso la Natura, nell’essenza stessa del Mondo io in questo viaggio mi perdo, grazie alla fatica, nelle sensazioni e in quel dialogo magico che si attiva tra il mio corpo e ciò che mi circonda…

mercoledì 13 aprile 2011

Morena Supèr......

La partenza di una maratona inizia molto prima dello start, inizia mesi prima, quando decidi di mettere alla prova la tua forza di volontà e di iscriverti alla maratona che più ti ispira, vuoi per il posto in cui si svolge, vuoi per la partecipazione di migliaia di persone da tutto il mondo, vuoi per vicinanza o possibilità.
Personalmente, a parte per la maratona di San Remo alla quale ho partecipato perché si è svolta sulla bella pista ciclabile della mia città, prediligo le manifestazioni grandi nelle belle capitali dove la maratona rappresenta anche un modo di vivere le capitali del mondo in maniera diversa.
Così ho partecipato recentemente e New York e sulla scia dell’adrenalina che mi ha lasciato mi sono iscritta a quella di Parigi.
Il momento dell’iscrizione è una cosa molto seria, è un impegno con te stessa, da lì in avanti per i prossimi mesi il tuo tempo libero sarà dedicato al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. È un momento magico, un brivido di sfida e di curiosità che ti porta a sognare e anche soffrire durante i vari allenamenti. Pioggia o vento, freddo o sole, non importa la maratona é partita e tu ti devi allenare. Quando dopo una giornata di lavoro metti le scarpe e ti dici “vai” e poi torni a casa meno stanca di quando sei partita capisci che la maratona è questa, adrenalina pura, energia che ti ricarica. Così passano i mesi alternando i lunghi della domenica, dove al 32 km ti ripeti “meglio soffrire sulla ciclabile che sugli Champs-Elysees” alle uscite settimanali in cui durante i mille visualizzi te che tagli il traguardo e sei felice.
Ma finalmente arriva la vigilia della gara. Ora sei in scarico da un po’, le gambe riposate, la mente lucida e pronta. Prepari la sacca, la lista l’hai già fatta mille volte mentalmente ma c’è sempre la paura di dimenticare qualcosa, crema per gli attriti, barrette energetiche, ricarica del Garmin che mica ti può lasciare sul più bello, quando sei là che soffri, magari sotto la Tour Eiffel. Tutto è pronto tesserino e visita medica compresa, si parte…
Arrivi sul posto e il pensiero principale va alle condizioni climatiche. Farà troppo caldo o troppo freddo? A Parigi c’è stato il problema del caldo, quando ho iniziato a vedere gente in sandali e canottiera in giro per la città mi sono chiesta seriamente “come faccio?”. E poi pensi ai vari rimedi, in questo caso bere e rinfrescarsi è stato basilare per non rischiare disidratazione o crampi che possono spingere a ritirarsi. Altro pensiero immediato è recarsi al Running Expo per il ritiro di chip e pettorale, non senza brivido e commozione pensando “ormai ci siamo”!
Zona Expo, migliaia di persone da tutto il mondo, provo a osservare gli sguardi e coglierne le emozioni, la cosa che ci accomuna è la paura frammista a curiosità. Paura…forse è la parola sbagliata però è il timore che qualcosa rovini la propria impresa, un tendine che dà noia, un leggero dolorino al ginocchio… l’attenzione è focalizzata sulla propria forma fisica e tutti dicono le stesse frasi “non sono allenato come la volta precedente” , “non so se riuscirò a raggiungere un tempo o l’altro”, “sono venuto perché mi ero già iscritto ma…”…tutti bugiardi! Penso che tutti i 40000 che partiranno domani hanno le idee ben chiare e sanno che l’unica cosa che conta sarà raggiungere quel cartello con scritto 42 e percorrere gli ultimi 195 metri pensando di essere dei grandi, perché tutti sono vincitori in una maratona, per lo meno con sé stessi. E io a cosa penso? Che Paris c’est magnifique e finite le seghe mentali sono veramente felice. Mi attende un percorso fantastico e tutti, fidanzato, amici e parenti sono lì con il pensiero vicino a me. Pronti ad incoraggiarmi. Allora courage, Morena Supèr, mi ripeto. E vado a dormire con questo pensiero, tra una tabella di percorrenza e un tempo di passaggio, dormire è un parolone, comunque ci provo.
I maratoneti a colazione fanno tutti un po’ ridere, c’è chi alle 6 del mattino ha già pettorale e chip, c’è chi si abbuffa di pasta, chi sta già facendo streching…e io sono contenta di fare parte di questo mondo un po’ pazzo, tanti direbbero di gente fuori di testa che tanto chi te lo fa fare di correre 42 km..ecc ecc. io sono nel mio e mi rendo conto che ormai faccio parte del branco, bevo il mio caffè schifoso alla francese, mangio pane e marmellata, tra poco tocca a me.
Metropolitana gremita alla volta di Avenue Champs Elysees, fa già caldo, oggi dovrò bere molto penso, e intorno sempre persone con sguardi preoccupati forse tutti hanno timore di non raggiungere un tempo, un traguardo, un qualcosa…bò? Chissà perché l’uomo ha sempre qualche pensiero per non essere mai completamente felice, la maratona è anche filosofia. La mia è quella di arrivare al traguardo in buone condizioni, se riesco mi metto sotto il palloncino delle 4,15 e cerco di tenerlo, no magari sotto le 4 ore e poi lo supero… chissà. Ho le idee un po’ confuse.
Lasciamo le sacche ai box, ed ecco coda ai bagni. Perché prima di una gara il pensiero principale di tutti, e in questo caso di tutti i 40.000, è fare i propri bisogni. Ma i bagni sono sempre troppo pochi e alla fine… la maratona parte con le persone ancora in coda davanti ai bagni! Che roba, aspetto da mesi questo momento e alle 8,40 del 10 aprile 2011 sono in coda di fronte a un bagno… in cinque minuti corro e raggiungo la partenza delle lepri delle 4 ore e alle 8,45 sono lì in mezzo al branco,ce l’ho fatta finalmente si paaarte!
I primi chilometri sono un districarsi tra gomitate e gente che si infila in ogni possibile passaggio, concentrazione per non cadere, per stare attenti al percorso… poi finalmente il gruppo si allunga un po’ e finalmente mi rilasso, inizio a guardarmi intorno. Paris c’est tres jolie!!! Vive la ville lumière! Gruppetti di band francesi che suonano ogni tanto ci fanno compagnia insieme a una folla che applaude. La prima ventina di kilometri scivola via che è quasi un peccato, mi ritrovo alla mezza e guardando il tempo penso che ho seguito il consiglio del mio fidanzato, ho fatto bene, sono andata più piano per non saltare dopo… ma ecco arriva il 25 km e piano piano ci avviciniamo al muro dei trenta. Fa un caldo micidiale, vedo un sacco di gente che si ritira e ambulanze che suonano intanto guardando il garmin mi rendo conto che ormai l’obiettivo va ridimensionato, meglio 4 ore e 30 stando bene mi ripeto, mi fermo a bere e mangiare gel, il rischio di dovermi fermare per imprevisti dovuti al caldo è alto.
La mia amica Evelina mi riesce a vedere e mi sento chiamare, ma come avrà fatto? Noi donne siamo proprio delle toste. Penso e intanto arriva il trentesimo. È dura. Penso che mi si legga in faccia. Persone sconosciute mi incitano “vai Italia!!!” e leggendo il mio nome sul pettorale “Morena Vai!!” vorrei ringraziarle e abbracciarle tutte, ogni volta che una persona sconosciuta guardandomi mi incita mi fa commuovere, cosa li spinge a tanto entusiasmo? Solidarietà? Quelle urla fanno bene, arrivano a toccare in fondo al cuore e capisci che ne hai ancora e che puoi farcela, pensi che il mondo è bello perché c’è ancora qualcuno capace di sorridere e incitare uno -sconosciuto, una maratoneta delle retrovie, anonima. La maratona è filosofia.
Ridendo e scherzando arrivo al 35° e l’ingresso al Bois du Boulogne mi ricorda molto Central Park, parco collinare tra verde e persone che gridano “C’est finie!” e penso “E’ vero, è finita, ancora 7 km è come andare da Arma a Sanremo” il mio percorso abituale. Metto su il pilota automatico, azzero i pensieri, vuoto la mente e…arrivo al famigerato cartello dei 42. Ora c’è veramente un bagno di folla sulle transenne. Li vorrei abbracciare tutti, gente che sta lì a gridare a squarciagola…e di nuovo mi commuovo, ma non posso permettermelo, il respiro mi soffoca in gola, tieni duro Morena, 195 metri….e l’Arrive. Finalmente piango di gioia. Una medaglia al collo e tanta forza dentro di me. Forza che mi porterò dietro per sempre.

lunedì 4 aprile 2011



Un augurio di pronta guarigione a Marco Calipa, amico e avversario di molti Duathlon, che ieri durante un uscita in Mtb si è fratturato il femore.