venerdì 21 ottobre 2011

Speramù Bén....

Il Palasport di via Diaz di Bordighera potrà riaprire sotto la nuova
gestione della Sport Management Spa. I vecchi gestori del Palazzetto
dello Sport che avevano presentato ricorso al Tar regionale,
quest’oggi, (giorno in cui era atteso l’esito del ricorso presentato a
inizio mese) hanno ritirato la richiesta di sospensiva del bando della
gara d’appalto, dando di fatto il via libera alla nuova gestione.

Partita sbloccata, ma non terminata. Infatti, il Presidente Todiere ha
spiegato che “quest’oggi non si è entrati nel merito della sentenza
poiché abbiamo ritirato la richiesta di sospensione”. Sulle
motivazioni per cui non si è deciso di andare al dibattimento Todiere
ha affermato: “Le controdeduzioni della controparte ci sono pervenute
solo due giorni fa e non abbiamo avuto il tempo materiale per
prepararci e per poter entrare oggi nel pieno merito della questione”.

Stando all’ex gestore, inoltre, la scelta del ritiro sarebbe stata un
“senso di responsabilità” per non danneggiare ulteriormente le tante
società sportive che attendono di riprendere le attività”. L’esito
definitivo è atteso per il prossimo 20 aprile quando il Tar sarà
chiamato a pronunciarsi definitivamente. Si saprà solo allora chi
l’avrà spuntata in questa intricata e controversa ‘telenovela’. Di
certo, da oggi potranno sicuramente tirare un sospiro di sollievo le
tante società sportive che svolgono la loro attività all’interno
dell’impianto della città delle palme, le quali potranno finalmente
riprendere.

martedì 11 ottobre 2011

Trail Gorbio 2011


L’inizio è facile da individuare. Eppure questa volta preferirei partire dalla fine, dall’arrivo.

La pelle secca, salata. Le gambe contratte, bollenti. E il dolore che si sveglia nell’anca, nel ginocchio. Poco prima correvo, in discesa saltavo e soprattutto ridevo. Così Marina, pure lei zoppica, offesa un po’ più giù, alla caviglia.

Sciagurata gara, oggi.

Sono così preso dal risveglio del mio corpo, a capire l’entità del danno che non sento il mio nome e l’uomo che lo pronuncia. Allora Marina mi richiama: “Ehi! C’è Bes…”.

Ecco qualcuno che vale la pena di incontrare anche se stai di merda e sei mezzo incazzato.

Lo guardo negli occhi, ci stringiamo la mano. Marina lo bacia. Bello Bes, sembra un angelo con quei fari azzurri che ho gia incontrato in un giorno da dimenticare, in questa piazza, mentre cercavano un amico. Allora lo riguardo, le labbra viola, le pupille dilatate, gli occhi arrossati e una leggera disidratazione. Lui sta lì e sorride, quindi capisco e gli faccio: “T’a gagnè la 42!”. “Oui” risponde lui. Comincio a tradurre per Marina che mi zittisce: “Eh ho capito pure io, non sono mica tonna, santa polenta! Ha vinto!”.

E allora il campione racconta la sua gara, ne ha proprio bisogno, si sente, e noi di ascoltare. Partito tranquillo, senza spingere, si è trovato ben presto al quarto posto. Arrivato ai piedi del Baudon, dove si affronta una salita radicale e infinita, che mette sempre a dura prova la resistenza, Bes dice che si sentiva bene e ha avuto voglia di accelerare. Come questo sia possibile, su quella montagna, devo ancora capirlo. E nella salita ha superato tutti e tre gli avversari che stavano davanti a lui. È arrivato in cima per primo e da lì nessuno lo ha più visto, non che la gara fosse finita. Altre salite, altre montagne, fino al traguardo. Sempre da solo, ma mai veramente solo, perché, mi dice: “Ho pensato tanto intensamente al mio bambino che è nato cinque giorni fa”.

“Come sta?” gli chiedo. “Bene, è bellissimo”, risponde. Mentre in un attimo l’emozione si fa alta marea e dai suoi occhi esonda nella mia anima e in quella di Marina. Perché quello è il nostro pane, perché quel pensiero ci attraversa sempre pure a noi, quando corriamo, soli, per monti o boschi. Perché se è mentre corri che sei te stesso, mentre corri vive in modo più autentico anche il significato di essere un padre o una madre. Ognuno a modo proprio. Lui oggi, sul Baudon, era con suo figlio. E da 5 giorni Bes è ancora più forte di prima.

Ora che i fatti significativi sono narrati, posso tornare all’inizio e alla nostra corsa. Innanzi tutto mi permetto un giudizio sulla distanza e il percorso della gara corta di 16 km, affrontata da me e Marina. Tanto ero rimasto incantato e affascinato dal percorso del trail di 42 km corso l’anno scorso qui a Gorbio e vinto quest’anno da Bes, quanto deluso quest’oggi da un percorso con un dislivello ridicolo, una partenza su asfalto, strada cementata, stradone battuto e poi nuovamente asfalto che copre più della metà del dislivello positivo. Unica parte degna di un trail, quella centrale a mezza costa, con una vista panoramica sul mare molto bella e poi lo scollinamento sulla pietraia delle antenne. Per il resto la discesa non ha mai presentato tratti realmente tecnici ed era troppo diretta sull’arrivo. Infine i due km di asfalto finali hanno bocciato definitivamente la gara.

Un trail per definirsi tale deve presentare una distanza minima di oltre 20km. Il suo percorso deve snodarsi per il 90% per sentieri che attraversano remote zone naturali, boschi, colline, altipiani, pietraie inaccessibili a strade asfaltate o battute. Deve sempre essere particolarmente impegnativo per il profilo altimetrico e il tipo di terreno.

In pratica, dopo mezz’ora che sei partito per un trail, ti devi un po’ cagare sotto, ti devi sentire solo, devi essere consapevole che se non troverai la prossima balise sarai perso in bosco fitto. Devi correre perché un po’ stai scappando dal lupo. Devi sperare che l’acqua ti basti. E sei concentrato come non mai, non cadi, neppure se corri da sei ore e stai affrontando una discesa ripidissima in mezzo a una pietraia, la notte. È l’animale che c’è in te che si sveglia e ti guida.

Oggi a Gorbio eravamo rilassati, troppo. Abbiamo permesso alle nostre sovrastrutture mentali di prendere il sopravvento e abbiamo perso il contatto con la natura, con il sentiero, con la gara. Marina s’è inciampata e slogata una caviglia, io sono precipitato in una curva, sulle pietre, con gomito anca e ginocchio. Che gara di merda! Mai più meno di 20 km.

Per fortuna che alla fine abbiamo incontrato un principe! Grazie Bes!

Yann.

venerdì 7 ottobre 2011

Benvenuto Gregory

La società dà il benvenuto a Gregory, il primo cinghialetto del Ponente.
I nostri complimenti vanno a mamma Anne Cècile e a papà Guillaume Besnard.

Gregory è nato alle 12:31 del 5/10/2011. Ha degli splendidi occhi azzurri e il bel peso di 3,780Kg, ma cosa ci potevamo aspettare da un cinghiale?????

Un in bocca al lupo a tutta la famiglia per questa lunghissima avventura chiamata Vita.

giovedì 6 ottobre 2011

L'Eroica

Guardare indietro per pedalare avanti

C'è un uomo solo al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è...", avrebbe detto Ferretti alla radio. Adriano De Zan invece, vedendo uno con la maglia della Del Tongo scattare dal gruppo, avrebbe commentato, commosso, "Campione del Mondo! Saronni è Campione del Mondo!", pensando al mondiale di Goodwood.

Ma per fare la cronaca dell'Eroica, la cicloturistica che si svolge da 15 anni nelle terre del Chianti, ci vorrebbe un po' di uno e un po' dell'altro e anche di più, perchè l'epica del ciclismo nasce prima della radio e della TV, prima del mondo di oggi. Sulle strade bianche attorno a Gaiole in Chianti, impegnati sugli sterrati intorno a Radda, Panzano, Greve, quel giorno si incontrano tutti: Lemond, Hinault, Bottecchia, Coppi, Bartali, Moser, Girardengo. Non gli originali, ovviamente, ma atleti, appassionati, amanti del ciclismo e della bicicletta che li interpretano, vestendosi come loro, sulle stesse biciclette.

Partecipare all'Eroica è vivere un giorno nella storia del ciclismo. Non è la solita mascherata, come molti cortei storici in cui geometri con lo spadone o dentisti con l'armatura intavolano finte battaglie per i turisti: all'Eroica si pedala davvero, con le (pesantissime) biciclette di una volta e sulle stesse (durissime) strade non asfaltate. Sarà perché questo passato è lì a due passi e a volte si perde ancora nel presente, sarà perché il ciclismo di oggi fatica a trovare quell'epica di cui c'è tanto bisogno, ma il fatto che

domenica scorsa, 2 ottobre 2011, all'Eroica ci fossero 4000 persone, equipaggiate da ciclisti di una volta, con la voglia di pedalare, soffrire, partecipare, dovrebbe far pensare. La ricerca scientifica esasperata dagli sponsor, i secondi limati ad ogni costo, i contratti milionari, non hanno cancellato la voglia di sport, lo sforzo dei campioni, le narrazioni delle loro imprese. L'Eroica è recuperare quei valori: "forward to the past", più che "back to the future".

L'Eroica ormai è un'istituzione: nata come per scherzo, ma anche per salvaguardare le strade bianche dall'asfalto selvaggio, è cresciuta, anno dopo anno, tanto che gli organizzatori hanno dovuto imporre il numero chiuso e le iscrizioni si chiudono in pochi giorni. Il campo sportivo della Chiantigiana, la squadra di calcio locale, zeppo di tende e di cicloeroi accampati. Per partecipare all'Eroica arrivano da tutto il mondo: inglesi, americani, australiani e francesi, veri filologi del ciclismo.

Nei giorni prima della partenza si tengono una serie di eventi collaterali, tutti sul ciclismo di una volta, come lo spettacolo, “La Maglia Nera”, degli attori Massimo Poggio, Matteo Marsan e Gualtiero Burzi e la presentazione di "Giulia e Fausto", di Alessandra De Stefano, sul travagliato amore di Fausto Coppi e Giulia Occhini. Per partecipare mi vesto anch'io: c'è un fornitissimo mercato con pezzi di ricambio, telai, pedali e abbigliamento rigorosamente d'epoca. Trovo la maglia di Campione Ligure dell'83, sponsor "Tonno Insuperabile". Cosa voglio di più? Ma è di lanina, sarà dura con il caldo che fa. Silvia degli Amici della Bicicletta di Genova, indossa invece la casacca bianco-blu della G.S. Bagnarese: è perfetta anche con una gonnellina, very cycle-chic. La bicicletta ce l'ho: una Giuseppe Bianchi di metà anni '70. Costruzione artigianale, ancora oggi è un gran bel mezzo.

Attorno, gravitano una serie di personaggi da fumetto: c'è Garibaldi con tanto di casacca rossa, bandiera e barba tricolore (trattandosi di eroica, chi meglio di lui?). C'è il Luciano Berruti, cicloamatore famoso per l'allestimento del Museo della Bicicletta di Cosseria; lui come altri, guida bicilette con i cerchi in legno ed esibisce baffoni a manubrio. Ogni tanto si incontra qualche anziano ciclista appassionato che non resiste a darti dettagli inattesi e rari sul telaio o il cambio della tua bicicletta.

Cronaca della corsa.

Per la prima volta all'Eroica, da ciclista del 2011, scelgo il percorso di 75 km, ma c'è chi parte alle 5 del mattino per fare quello da 135 o 205 km: sono loro i veri cicloeroi. Se pure non c'è ordine di arrivo e nessun vincitore, non bisogna credere che l'Eroica sia una passeggiata: le dolci colline del Chianti nascondono stupende ville, castelli, borghi, ma tra le vigne ogni tanto spuntano salite durissime, con pendenze dolomitiche, assolate, sterrate, di un bianco che abbaccina. Al km 40, dopo la salita di Radda, ecco il primo rifornimento: pane, zucchero e vino, il Chianti scorre a fiumi. Quello che ci vuole per allontanare la crisi

di fame. Poi, per fortuna, giù, discesa digestiva. Ma, affannati dal caldo o ebbri di vino, sbagliamo strada: abbiamo tagliato il percorso di 35 km e dopo una discesa che svena i polsi, siamo già all'arrivo. Ce ne accorgiamo però solo in fondo, assieme ad un ragazzo americano con la maglia di Bernard Hinault.

La decisione arriva in un secondo: risaliamo fino al bivio. Nessuno ci salva da 6 km di salita durissima. Dal cellulare come da radiocorsa giungono poi notizie sconfortanti: una di noi si è ritirata. Ha saputo che è morto il gatto.
Ritornati in corsa, faccio da gregario a Silvia. Incontriamo una coppia di svizzeri: è subito sfida. Ci sopravanzano su uno strappo, lui pedala che pare Cancellara. Lei tiene la ruota.
Al km 63, in un tratto duro di strada bianca, la mia G. Bianchi cede: rompo la catena. Sono disperato, la mia Eroica è compromessa, all'arrivo mancano ancora tanti km. Ma facciamo un tratto a piedi e incontro il signor Anselmo: la sua bici è fuori uso, ha perso il cambio, ma ha con sé uno smagliatore e posso riparare la mia catena. L'Eroica può continuare.
Al km 72, dopo Panzano, il tratto più duro: un muro di 800 m al 12%. Sulla strada, un'ecatombe di biciclette e ciclisti stremati dalla fatica. Molti spingono la bici a piedi. Ma in cima arriva la ricompensa: ultimo rifornimento. Panini, ribollita e panforte.
Non bisogna lasciarsi andare perché mancano 15 km all'arrivo. L'esperienza di ciclista agonistico non mi tradisce: infatti, abbandonati sotto una quercia, troviamo la coppia di svizzeri: lei deve aver esagerato con la ribollita.

Non li vedremo più fino al traguardo. Lo tagliamo con incredibile ritardo, la sera alle 17, fuori tempo massimo da ogni prestazione agonistica, ma con la certezza di essere stati eroici per un giorno.

Giacomo.


lunedì 3 ottobre 2011

Marcia dei Tre campanili trionfa Yann

Vittoria di Yann Ballestra (Ponente triathlon) nella camminata di circa 10 km svoltasi stamattina sulle alture di Ventimiglia, prima donna Marina Rossi (Trionfo ligure)

E' proprio il caso di dirlo: un "cinghiale" domina i "tre campanili". Al termine di una gara molto “tirata” l’atleta Yann Ballestra (tesserato per il Ponente triathlon, squadra locale che ha come simbolo il cinghiale),e già specialista delle gare “trail”, vince la camminata dei Tre Campanili, organizzata dal circolo culturale Pro Marina e dal Comitato Pro centro storico di Ventimiglia, svoltasi ieri tra le località di San Lorenzo, Seglia e Ventimiglia Alta (10km circa) con un tempo indicativo di 56 min.

Prima classificata delle donne la podista Marina Rossi (foto, già specialista delle corse in montagna).

Il numero dei partecipanti è stato in linea con le aspettative e ha registrato i 107 iscritti.

La marcia è stata organizzata dal circolo culturale Porta Marina e dal Comitato Pro Centro Storico.


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