giovedì 26 giugno 2008

..e bravo Marco!!

Domenica 22 Giugno la prova unica valida per il Campionato Regionale di Corsa in Montagna in quel di Verezzo sulle alture di Sanremo, vedeva tra i circa 60 partenti, “uno dei nostri”, Marco Faggiani!

La gara, come descritta dai giornali, per i suoi percorsi e il clima che l’ ha accompagnata, è senz’altro una di quelle dove fatica e sudore la fanno da padroni; ripidi sentieri, discese su scalinate e pietraie, il "guado" di un torrente, tracciati in mezzo al bosco, rendono bene l’idea.

La classifica finale, ci dice che Marco, ottimo atleta, è stato autore di una grande prova, chiudendo al 7^ posto assoluto, davanti ad atleti molto validi e conosciuti della nostra Provincia.

Campione Regionale, si è laureato Diego Filippi confermando i pronostici.

Complimenti a Marco da tutta la squadra!!

martedì 17 giugno 2008

La Panoramica. Ovvero le corse podistiche dell'entroterra genovese


Penso che un vero cinghiale, almeno una volta nella vita, debba provare a correre una delle gare podistiche dell'entroterra genovese.
Lo spirito sostanzialmente pigro e apatico dei genovesi, costretti in una città-labirinto che riserva loro sorprese ad ogni vicoletto, con un clima spesso inclemente che se un giorno c'è il sole l'altro piove, dove ogni attività della quotidiana esistenza costa fatica e impegno, non cambia faccia quando dirigono il muso verso l'entroterra. E' lì, tra le verdi colline e le montagne a due passi dalla marina e dal refrescumme, che il genovese va a rifugiarsi per espiare il suo peccato originale: quello di appartenere ad una terra a cui bisogna strappare ogni cosa con travaglio e fatica, come per una pena del destino. Pessimismo e fastidio.

E quale miglior modo di espiare la colpa che una bella garetta podistica sui monti? In qualsiasi altro luogo, una società che organizzasse una gara con un percorso del 70% in salita, su sterrati e mulattiere nei boschi, tra picchi rocciosi e stradine da camporella, su canali, acquedotti, muretti a secco, fasce, vigne e quant'altro si possa trovare oltre la frontiera dell'Aurelia, forse andrebbe in bancarotta.
A Genova no: queste gare sono frequentatissime e si fatica a trovare un pettorale sotto il 150. La Panoramica, gara di "circa" 12 km, organizzata per il 15 giungo dalla Podistica Valpolcevera che dall'alveo del Polcevera sconfina in quello del Bisagno per poi tornare verso Genova Rivarolo, è un esempio perfetto.

Decido di partecipare perchè il meteo annuncia una domenica uggiosa e in bici è meglio non andare. Dopo il lavaggio completo di domenica scorsa a Gouta, non ho nessuna intenzione di ripetere l'esperienza. Così, pazienza, farò una garetta, un allenamento, tanto per non star fermi e divertirsi un po'.
La gara l'ho trovata su Internet, su http://www.genovadicorsa.it/, portale aggiornatissimo con tutto ciò che serve al podista-espiante genovese.
Appena uscito, però, mi rendo conto che non sarà una passeggiata. La mia casa ha i balconi a levante e verso Camogli era sereno; i nuvoloni neri invece stavano dall'altra parte, a ponente. Anzi, c'è pure qualche tromba marina che danza al largo, un bel frullato d'acciughe e posidonia. Non mi scoraggio, parto per la Madonna del Garbo, nell'entroterra di Genova Rivarolo, il santuario dove dovrebbe esserci la partenza della gara. A Sampierdarena inizia a piovere. Bah, vado lo stesso, mi dico, se non ci fanno correre farò un giro per lumache. Invece arrivo lassù e trovo un via vai di gente già in canottierina e scarpette e numero che corre avanti e indietro allietata da un tormentoso concerto di campane, roba che i timpani, almeno, non vedono l'ora di partire.
Un signore con un ombrello e un altoparlante fa una specie di radiocronaca in genovese (tutta personale, perchè il volume è basso e non si sente niente), mamme e bimbi stanno sotto una tettoia assonnati ad aspettare, il parroco stesso mi indica il tendone dove ritirare il pettorale.
Ma partiamo lo stesso?, chiedo, Perchè? Mi fa un signore con tanto di pettorina gialla "staff", non ha letto il volantino? "La gara si disputerà con qualsiasi condizione atmosferica". Ah. E il percorso? Com'è?, Ah, segui i primi e vedrai che non ti perdi, mi risponde un altro. Ma c'è molta salita? Uhm, mah, si sale ai piani di Fregoso, poi al Peralto toccando, poi al Begato e al Puin e si torna indietro.
Per me è come se parlasse dello Zimbabwe, però deduco che ci sarà da soffrire. E io che volevo fare un tranquillo allenamento.
Sulla linea di via, alle 9 esatte ci sono più di 150 persone. Il radiocronista annuncia che la partenza è ritardata perchè c'è ancora gente che "sta effettuado le operazioni di punzonatura e iscrizione". C'è dunque una falsa partenza perchè dietro non capiscono e partono in quarta.
Poi, tre due uno via. Non è una partenza-razzo come ci si potrebbe aspettare. Sembra quasi che non ne abbiano voglia, che qualcuno li costringa a correre. L'esatto contrario di quello a cui sono abituato. Io corro da triathleta: per me la corsa è la frazione in cui spremere tutto, dal primo al 10° km senza mollare. Arzillo mi metto dietro ai primi due: un nordafricano e un altro piccolo e secco, che pure lui non dev'essere uno svedese, sembrano stupiti di vedere qualcuno con loro.
Dopo il primo km comincio a capire: arrivano una serie di rampe in ciappe e sassi, per di più bagnate. Quelli se ne vanno come caprette, io resto lì a chiedermi perchè ho deciso di venire.
La strada è nel bosco e le gocce della pioggia arrivano a secchiate ogni volta che il vento muove un castagno. Sulle pietre si scivola, dove non c'è un sasso c'è una pozzanghera e fango. Il fiato si
accorcia, il cuore sale come un tamburello, le gambe a breve diventano delle soppressate. Mi raggiungono altri, il sentiero è stretto e mi sposto per farli passare. Loro ringraziano e vanno. I km passano con una lentezza incredibile, tra il 3° e il 4° pare ce ne siano altri due. Alla fine però mi rassetto un pochino e tengo il ritmo di due ragazzi davanti a me. Arriviamo infine su un crinale, lì oltre alla pioggia c'è il vento.
C'è una vista incredibile: giù la città è avvolta dalle nuvole, ma spuntano le torri dello stadio di Marassi e si vede anche la Fiera, Corso Italia. Quale miglior luogo per costruire un forte per
difendere la città: il Puin è mastodontico, con i suoi contrafforti a ferro da stiro, e non è nemmeno uno dei più grandi.
A presidiarlo c'è un signore con un ombrello. Dice: "Stae atenti figieu che u se scheugia!"
E' lì che tiro il fiato, ora comincia la discesa. Ma guai a buttarsi giù come un falco, l'erba è umida e se scivoli finisci diretto al cimitero di Staglieno che è proprio lì sotto (e non per una visita di cortesia). Passiamo anche davanti al forte Begato, poi a Righi: lì di solito le coppiette ci vanno a sbaciucchiarsi, noi ci arriviamo infangati come pulcini.
C'è ancora spazio per un'altra discesa scavezzacollo, seguita da una rampa atroce, un Mortirolo che in cima l'anima ti scappa in cielo. La riprendi nell'ultima e definitiva discesa fino all'arrivo, 3 km, una specie di Vietnam di bosco, fango e pietre scivolose.
Solo allora mi accorgo che il "circa" davanti ai 12 Km sul volantino qui lo calcolano in eccesso.
Grazie alla Madonna del Garbo non cado e recupero addirittura qualche posizione. Alla fine faccio 13° e mi danno pure un premio di categoria: una bottiglia di vino. Alla salute cinghiali!
giarevel

lunedì 9 giugno 2008

Da Beaulieu a Gouta: cronaca di una salita annunciata

Questo post doveva essere il resoconto di una gara e invece parla di un'avventura e di come il destino di un triathleta sia, in un certo modo, già scritto.
Doveva esserci un triathlon domenica 9 giugno a Beaulieu sur Mer, una ridente località che, per il clima e l'esposizione viene soprannominata "Petit afrique".La gara è di quelle da non perdere: un olimpico senza tante musse, con uno spettacolare nuoto in baia e, appena fuori dall'acqua non c'è nemmeno il tempo di respirare che ti fanno imparare bene la salita per la Moyenne Corniche, su fino a Eze, per ben due volte, con una discesina da far fumare i cerchi per poi farsi una corsetta sulla stessa salita e arrivare finalmente sul lungomare, dove, nel mentre, ridenti signorine francesi se ne sono state spaparanzate sulla spiaggia e si chiedono che sia tutto quel "sciaratu" di gente che corre.
Per noi cinghiali Beaulieu è un appuntamento fisso. E poi sennò, che si faceva? Un bel gelato in centro? Niente da fare. Proprio quel giorno a Ventimiglia la città sarebbe stata bloccata per il disinnesco di un ordigno bellico rinvenuto in settimana: vigili, polizia, protezione civile e artificieri da tutte le parti, roba che nemmeno in Afganistan. Avrebbero prelevato la bomba e l'avrebbero fatta brillare in una cava lontano dalle abitazioni, con tanto di telecamere a documentare. Un bell'esercizio di stile per mostrare che i soldi dei contribuenti finiscono spesi bene.
Un pomeriggio al mare? Alla spiaggia? Nemmeno, c'è il ripascimento, i lavori sono in ritardo, pochi gli ombrelloni e gli asciugamani, ci sono invece ruspe e camion, ma non giocattolo, quelli veri: stendono una sabbia viscida e pastosa che arriva dalle cave, al cui contatto l'acqua frigge come l'idrolitina.
Andiamo a Beaulieu che è meglio. Ci alziamo così alle 5.
La prima idea è "chi cavolo me lo fa fare". La seconda è "Però, belin, Beaulieu... troppo bello!".
Qualche goccia di pioggia non scoraggia nessuno. C'è il presidente Valmer che mugugna, ma ormai è un rito, se non lo facesse mi preoccuparei. Meteo France non è d'aiuto, su Beaulieu davano tutto: sole, nuvole bianche, nuvole grigie, nuvole nere e "orages isoleè".
Partiamo. Subito le nuvole a ponente aumentano e a Montecarlo incomincia a piovere. A Beaulieu viene giù che Dio la manda con annessi fulmini. Più che nella "petite Afrique" sembra di essere al "Petite Artique": pioggia, vento e temperature che si potevano definire polari se confrontate con la media di giugno.
Nonostante questo ci sono parecchi triathleti. Qualcuno (francese) arriva addirittura in bici, tanto
bisogna bagnarsi, meglio cominciare subito. La partenza è spostata alle 9.30. Arriva pure l'ammiraglia dei Maremolati di Pietra Ligure, chissà a che ora si sono alzati, ma menomale che ci sono, fanno una gran compagnia.
Stiamo tutti sotto le tende a cincischiare e parlottare: chi vorrebbe partire ad ogni costo (Claudio sarebbe partito pure con l'uragano Katrina), chi pensa alla discesa bagnata, chi fa già i conti su quante posizioni guadagnerà in salita (Borfiga), chi si fuma una sigaretta (Beltrami), chi vuole convincerti a restartene buono e asciutto se faranno l'acquathlon (Andrea), chi ne approfitta per allestire un piccolo suq di camere d'aria, squizzy, body, costumi e pezzi di bicicletta (Stefano).
I tre bar del porticciolo di Beaulieu si affollano subito di gente, per un caffè bisogna aspettare mezzora. La TV passa il video di No surprises, dei Radiohead. C'è la testa di Yorke dentro una boccia di vetro con l'acqua che pian piano sale e lo copre del tutto.
Alla fine decidono per l'acquathlon, (per loro è pure campionato regionale). La maggior parte, se ne torna a casa per la felicità di mogli, fidanzate e mamme.

Al vero cinghiale però, resta qualcosa dentro. Non si può mollare, non è possibile sprecare una giornata così, dopo tutta la settimana passata a sognare di doppiare le prime boe in mare e i tornanti della Turbie. Claudio è il primo: "Ah, io me ne salgo in val Roia". Andrea gli va dietro: "No, meglio Ciaixe o Isolabona". Paolo la butta lì: "Andiamo a Gouta".
"Gouta? Sei matto?". E' peggio di una bestemmia: "Gouta" è un nome che dalle nostre parti va pronunciato con il rispetto più estremo. Suscita, brividi, timori, paure ancestrali. Così si chiama la salita più dura e lunga della provincia di Imperia: 14 km con media all'8%, la prima parte si cuoce tra gli ulivi, l'ultima si trema di freddo tra i castagni, l'asfalto è così ruvido che sembra di pedalare sulla carta moschicida. Tra gli alberi fitti appaiono e scompaiono figure strane. Qualche anno fa una coppietta fu spaventata da un gigantesco mostro peloso, lo chiamarono l'"abominevole uomo di Gouta", invece era solo un eremita locale. Gouta si fa una volta all'anno, come un pellegrinaggio.

E Gouta sia. Pure io mi convinco, tanto oggi dovevo soffrire, e anche per la sofferenza ci vuole qualità. Passiamo da casa, ci cambiamo in fretta, alla parola "Gouta" le nostre donne non oppongono nessuna resistenza, come vinte da qualcosa più forte di loro. Partiamo, più ci avviciniamo più sulla montagna incantata si addensano nubi minacciose. Dopo isolabona il
sole è un ricordo e quando al bivio mancano 500 metri comincia a piovviginare. Noi, consapevoli, andiamo incontro al nostro destino.
Claudio si mette davanti, vuole spianarla quella salita, cascasse il mondo lui vuole arrivare in cima. Ci vuole più fiato del solito, non per la carenza d'ossigeno: mai provato a salire a Gouta con Andrea Caffara che imita Cassani e Bulbarelli? E' uno spasso. Quando scatta Borfiga però non ride più nessuno. Dopo due tornanti quello sparisce e pensiamo addirittura che si sia infrattato per farci uno scherzo. Invece arriva in cima come un missile seguito da Andrea, da me e Claudio. Siamo rimasti stati sotto l'ora, pochi ventimigliesi ci riescono, è un gran tempo! Non abbiamo il tempo di rallegrarci che incomincia a piovere. Vogliamo però immortalare questo momento storico. Arriva un tipo, gli chiediamo di fotografarci e lui gentilmente accetta.
Restiamo un po' lì sotto la tettoia, a parlare, ci chiede di dove siamo, da dove veniamo. Lui è un bergamasco, dice di chiamarsi XYZ (ometto il nome perchè magari frequenta i blog di triathlon e potrebbe farci causa) da anni vive e lavora in Liguria.
Parliamo dei monti, del bosco, del Toraggio e del Pietravecchia. Lui è lì perchè sta lavorando a una lapide che hanno appena messo lassù per commemorare un alpinista scomparso. Fin qui tutto bene. Il fiuto di Claudio però, non tradisce mai: "Ma lei è "XYZ", lo stesso XYZ delle cave?" gli chiede "Sì, esatto risponde. Pensate un po', oggi la bomba la fanno brillare da me."
Lo scenario cambia, la pioggia aumenta. Ora è lui che comincia a far domande, sembra abbia guadagnato quanto basta di confidenza o di presunta superiorità per giudicare che mestiere facciamo. Noi siamo in trappola, non possiamo muoverci.
Per Claudio e Paolo nessun problema, ma quando Andrea gli dice che lavora in comune a Ventimiglia, "Ah - fa quello - uno statale! Noi ce l'abbiamo con gli statali... adesso è arrivato il ministro giusto e vedrai che li sistema tutti sti fannulloni..."
Cadiamo dalle nuvole: siamo a 1400 metri, in cima a Gouta, piove a dirotto e questo ci viene a tirar fuori la politica.
Io sto zitto, non vorrei rincarare la dose, ma quello insiste e mi punta, "e lei, che lavoro fa?". Gli
dico allora che lavoro per Regione: apriti cielo, sembra che debbano piovere calci nel sedere.
Avrei un discorsetto pronto, "Tu che butti gli scarti delle tue cave sulle nostre spiagge, vieni a dire a noi che dovremmo fare meglio il mio mestiere?"
Per fortuna interviene Claudio, spiove un pochino e decidiamo di tornare giù. Ma è solo un momento, appena imboccata la discesa ricomincia a piovere.
E' il battesimo di Gouta, la montagna incantata, 14 km di discesa fatta a 15 all'ora perchè i freni, bagnati, non funzionano più.
Una volta giù si parla della prossima avventura: Mandelieu, Manosque, Cap D'Ail, Castellar.
Va bene, tutto quel che volete - rispondo - dopo Gouta che cosa resta?
Giarevel

mercoledì 4 giugno 2008

Pietra Ligure: “cinghiali” sugli scudi, Paolo è Campione Regionale!











Ragazzi che giornata! ..che l’Olimpico di Pietra Ligure fosse una gara importante, che fosse adatta ai cinghiali ponentini per le difficoltà dei suoi percorsi, che i ragazzi fossero in forma, che alcuni di loro avessero preparato al meglio questa prova e che si potesse far bene..lo si sapeva, era nell’aria insomma, ma che Paolo Borfiga si laureasse Campione Regionale di Triathlon Olimpico con una prestazione sbalorditiva ( e lo dico da atleta, vi garantisco che non è retorica, Paolo è stato superlativo) centrando il quinto posto assoluto con lo strabiliante tempo di 2h23’41”; che Andrea gli facesse compagnia sul gradino più basso del podio regionale col suo 23esimo posto assoluto in 2h32’29”, non era certo nelle previsioni.

Due cinghiali sul podio regionale,insomma.. mica “pizza e fichi”!!

Ma a testimonianza del grande momento che sta vivendo il gruppo del “Ponente”, completano l’opera le grandi prove del “solito” Claudio Mingherlino, indomito combattente, che strappa la 46esima piazza assoluta in 2h36’16”, ma soprattutto capace di dare consigli preziosissimi a noi compagni durante la gara dimostrando una lucidità e una visione della gara impareggiabili;
del presidente “Valmer”,una certezza, 82esimo con 2h44’34”, dello sfortunato Sandro 88esimo in 2h45’54” che dopo una buona prima frazione, vede sfumare il suo lavoro a causa di una foratura in bici, di Ivan alla sua “prima Pietra” che raccoglie un buon 117esimo posto in 2h51’59”, di Stefano che chiude le sue fatiche in 139esima posizione in 3h01’28”, di “Mimì” che dopo 3h04’16” taglia il traguardo in 151esima posizione e di “Pino”, il più “nuovo” e meno esperto del gruppo, ma anche il più ..ehm..il meno giovane, diciamo così, che riesce nel suo intento di portare a termine la sua impresa in una gara con percorsi davvero molto impegnativi!

Bravi tutti insomma, e a gara finita, la bella giornata è stata coronata da una “mangiata” tutti assieme al festino organizzato nelle bellissime vie del centro storico di Pietra Ligure.

I “Maremolati” hanno pensato proprio a tutto, complimenti.

Che bella festa!!

Le nostre foto:
http://picasaweb.google.com/grgiacomorevelli/TriathlonPietraLigure