lunedì 9 giugno 2008

Da Beaulieu a Gouta: cronaca di una salita annunciata

Questo post doveva essere il resoconto di una gara e invece parla di un'avventura e di come il destino di un triathleta sia, in un certo modo, già scritto.
Doveva esserci un triathlon domenica 9 giugno a Beaulieu sur Mer, una ridente località che, per il clima e l'esposizione viene soprannominata "Petit afrique".La gara è di quelle da non perdere: un olimpico senza tante musse, con uno spettacolare nuoto in baia e, appena fuori dall'acqua non c'è nemmeno il tempo di respirare che ti fanno imparare bene la salita per la Moyenne Corniche, su fino a Eze, per ben due volte, con una discesina da far fumare i cerchi per poi farsi una corsetta sulla stessa salita e arrivare finalmente sul lungomare, dove, nel mentre, ridenti signorine francesi se ne sono state spaparanzate sulla spiaggia e si chiedono che sia tutto quel "sciaratu" di gente che corre.
Per noi cinghiali Beaulieu è un appuntamento fisso. E poi sennò, che si faceva? Un bel gelato in centro? Niente da fare. Proprio quel giorno a Ventimiglia la città sarebbe stata bloccata per il disinnesco di un ordigno bellico rinvenuto in settimana: vigili, polizia, protezione civile e artificieri da tutte le parti, roba che nemmeno in Afganistan. Avrebbero prelevato la bomba e l'avrebbero fatta brillare in una cava lontano dalle abitazioni, con tanto di telecamere a documentare. Un bell'esercizio di stile per mostrare che i soldi dei contribuenti finiscono spesi bene.
Un pomeriggio al mare? Alla spiaggia? Nemmeno, c'è il ripascimento, i lavori sono in ritardo, pochi gli ombrelloni e gli asciugamani, ci sono invece ruspe e camion, ma non giocattolo, quelli veri: stendono una sabbia viscida e pastosa che arriva dalle cave, al cui contatto l'acqua frigge come l'idrolitina.
Andiamo a Beaulieu che è meglio. Ci alziamo così alle 5.
La prima idea è "chi cavolo me lo fa fare". La seconda è "Però, belin, Beaulieu... troppo bello!".
Qualche goccia di pioggia non scoraggia nessuno. C'è il presidente Valmer che mugugna, ma ormai è un rito, se non lo facesse mi preoccuparei. Meteo France non è d'aiuto, su Beaulieu davano tutto: sole, nuvole bianche, nuvole grigie, nuvole nere e "orages isoleè".
Partiamo. Subito le nuvole a ponente aumentano e a Montecarlo incomincia a piovere. A Beaulieu viene giù che Dio la manda con annessi fulmini. Più che nella "petite Afrique" sembra di essere al "Petite Artique": pioggia, vento e temperature che si potevano definire polari se confrontate con la media di giugno.
Nonostante questo ci sono parecchi triathleti. Qualcuno (francese) arriva addirittura in bici, tanto
bisogna bagnarsi, meglio cominciare subito. La partenza è spostata alle 9.30. Arriva pure l'ammiraglia dei Maremolati di Pietra Ligure, chissà a che ora si sono alzati, ma menomale che ci sono, fanno una gran compagnia.
Stiamo tutti sotto le tende a cincischiare e parlottare: chi vorrebbe partire ad ogni costo (Claudio sarebbe partito pure con l'uragano Katrina), chi pensa alla discesa bagnata, chi fa già i conti su quante posizioni guadagnerà in salita (Borfiga), chi si fuma una sigaretta (Beltrami), chi vuole convincerti a restartene buono e asciutto se faranno l'acquathlon (Andrea), chi ne approfitta per allestire un piccolo suq di camere d'aria, squizzy, body, costumi e pezzi di bicicletta (Stefano).
I tre bar del porticciolo di Beaulieu si affollano subito di gente, per un caffè bisogna aspettare mezzora. La TV passa il video di No surprises, dei Radiohead. C'è la testa di Yorke dentro una boccia di vetro con l'acqua che pian piano sale e lo copre del tutto.
Alla fine decidono per l'acquathlon, (per loro è pure campionato regionale). La maggior parte, se ne torna a casa per la felicità di mogli, fidanzate e mamme.

Al vero cinghiale però, resta qualcosa dentro. Non si può mollare, non è possibile sprecare una giornata così, dopo tutta la settimana passata a sognare di doppiare le prime boe in mare e i tornanti della Turbie. Claudio è il primo: "Ah, io me ne salgo in val Roia". Andrea gli va dietro: "No, meglio Ciaixe o Isolabona". Paolo la butta lì: "Andiamo a Gouta".
"Gouta? Sei matto?". E' peggio di una bestemmia: "Gouta" è un nome che dalle nostre parti va pronunciato con il rispetto più estremo. Suscita, brividi, timori, paure ancestrali. Così si chiama la salita più dura e lunga della provincia di Imperia: 14 km con media all'8%, la prima parte si cuoce tra gli ulivi, l'ultima si trema di freddo tra i castagni, l'asfalto è così ruvido che sembra di pedalare sulla carta moschicida. Tra gli alberi fitti appaiono e scompaiono figure strane. Qualche anno fa una coppietta fu spaventata da un gigantesco mostro peloso, lo chiamarono l'"abominevole uomo di Gouta", invece era solo un eremita locale. Gouta si fa una volta all'anno, come un pellegrinaggio.

E Gouta sia. Pure io mi convinco, tanto oggi dovevo soffrire, e anche per la sofferenza ci vuole qualità. Passiamo da casa, ci cambiamo in fretta, alla parola "Gouta" le nostre donne non oppongono nessuna resistenza, come vinte da qualcosa più forte di loro. Partiamo, più ci avviciniamo più sulla montagna incantata si addensano nubi minacciose. Dopo isolabona il
sole è un ricordo e quando al bivio mancano 500 metri comincia a piovviginare. Noi, consapevoli, andiamo incontro al nostro destino.
Claudio si mette davanti, vuole spianarla quella salita, cascasse il mondo lui vuole arrivare in cima. Ci vuole più fiato del solito, non per la carenza d'ossigeno: mai provato a salire a Gouta con Andrea Caffara che imita Cassani e Bulbarelli? E' uno spasso. Quando scatta Borfiga però non ride più nessuno. Dopo due tornanti quello sparisce e pensiamo addirittura che si sia infrattato per farci uno scherzo. Invece arriva in cima come un missile seguito da Andrea, da me e Claudio. Siamo rimasti stati sotto l'ora, pochi ventimigliesi ci riescono, è un gran tempo! Non abbiamo il tempo di rallegrarci che incomincia a piovere. Vogliamo però immortalare questo momento storico. Arriva un tipo, gli chiediamo di fotografarci e lui gentilmente accetta.
Restiamo un po' lì sotto la tettoia, a parlare, ci chiede di dove siamo, da dove veniamo. Lui è un bergamasco, dice di chiamarsi XYZ (ometto il nome perchè magari frequenta i blog di triathlon e potrebbe farci causa) da anni vive e lavora in Liguria.
Parliamo dei monti, del bosco, del Toraggio e del Pietravecchia. Lui è lì perchè sta lavorando a una lapide che hanno appena messo lassù per commemorare un alpinista scomparso. Fin qui tutto bene. Il fiuto di Claudio però, non tradisce mai: "Ma lei è "XYZ", lo stesso XYZ delle cave?" gli chiede "Sì, esatto risponde. Pensate un po', oggi la bomba la fanno brillare da me."
Lo scenario cambia, la pioggia aumenta. Ora è lui che comincia a far domande, sembra abbia guadagnato quanto basta di confidenza o di presunta superiorità per giudicare che mestiere facciamo. Noi siamo in trappola, non possiamo muoverci.
Per Claudio e Paolo nessun problema, ma quando Andrea gli dice che lavora in comune a Ventimiglia, "Ah - fa quello - uno statale! Noi ce l'abbiamo con gli statali... adesso è arrivato il ministro giusto e vedrai che li sistema tutti sti fannulloni..."
Cadiamo dalle nuvole: siamo a 1400 metri, in cima a Gouta, piove a dirotto e questo ci viene a tirar fuori la politica.
Io sto zitto, non vorrei rincarare la dose, ma quello insiste e mi punta, "e lei, che lavoro fa?". Gli
dico allora che lavoro per Regione: apriti cielo, sembra che debbano piovere calci nel sedere.
Avrei un discorsetto pronto, "Tu che butti gli scarti delle tue cave sulle nostre spiagge, vieni a dire a noi che dovremmo fare meglio il mio mestiere?"
Per fortuna interviene Claudio, spiove un pochino e decidiamo di tornare giù. Ma è solo un momento, appena imboccata la discesa ricomincia a piovere.
E' il battesimo di Gouta, la montagna incantata, 14 km di discesa fatta a 15 all'ora perchè i freni, bagnati, non funzionano più.
Una volta giù si parla della prossima avventura: Mandelieu, Manosque, Cap D'Ail, Castellar.
Va bene, tutto quel che volete - rispondo - dopo Gouta che cosa resta?
Giarevel

6 commenti:

Ivan76 ha detto...

Fatemi sapere se domenica andate a farvi qualche gara.

Valerio ha detto...

Grande Blog, grande post! Letto tutto d'un fiato...con ammirazione per voi thriatleti! Io nel mio piccolo mi accontento della corsa a piedi...Domenica forse verrà il giorno del Faudo....Ciao a tutti.

Anonimo ha detto...

Bè il Faudo non è proprio una gara per chi si accontenta. In bocca al lupo!

giarevel ha detto...

Beh, tra Faudo e Gouta non saprei che scegliere... complimenti!
Attento alle ultime rampe che sono mortali!

Valerio ha detto...

Grazie per gli auguri! Crepi. Domenica ho bisogno di emozioni, di asfalti e sterrati mortiferi...per dire io c'ero.

Valerio ha detto...

Il mio primo Faudo non è poi andato così male...Ho conquistato la vetta in 2 ore e 42 minuti..certo Barbi il "bombarolo" ha chiuso in 1 h e 31 min. Ma vuoi mettere la soddisfazione di arrivare in cima quando tre anni fa leggevo di questa corsa mitica solo comodamente stravaccato sul divano?
ps solo una pecca: ben 1 h e 15 min ad aspettare i mezzi che ci riportassero a Santa Brigida con nebbia, freddo e calo di zuccheri annessi...