martedì 11 maggio 2010

“La salita”

La strada sale, il fondo è leggermente bagnato, di quel poco che serve per espandere gli odori di questa primavera che tarda ad arrivare. Solo. Solo con la mia bici affronto questa salita che molti ciclisti ponentini conoscono bene.
Gioia e dolori. Si chiama Vignai: gioia perché pian piano che sali il panorama è mozzafiato e tu quasi dimentichi di essere umano, ti senti un falco, libero di affrontare le picchiate giù nella vallata dell’Argentina, là sotto strapiombante. Dolori, perché in poco più di sedici chilometri passi dal livello del mare ai quasi novecento-metri della vetta; i tornanti sono impietosi, uno dopo l’altro ti portano via un po’ di energie, e poi paura – sarò partito troppo forte?- avrò abbastanza energie per arrivare fino in fondo?- si che ce la fai! Dai! –

I miei compagni di allenamento li ho staccati e ora, tutto solo mulino le gambe più che posso, in compagnia dei miei pensieri e del corpo che ansima e sbuffa. Ora, lontano da tutti mi concentro. Oggi sono un po’ triste. Questa domenica c’è un triathlon in Francia, a Roquebrune, ma io non ci sono andato. Ho i tendini d’Achille che quando corro mi fanno male, ora è il mio limite, soffro, ma lo accetto. Non è tanto per la gara che mi spiace, quanto per la compagnia di molti miei amici, alcuni per me come fratelli. E allora stringo i denti, mi concentro e salgo questa salita, schivando pigne sul selciato e avversari immaginari creatisi nella mia testa.
Penso a Giacomo, il Furgaro, a Paolo, il mattatore dei triathlon sulle isole, a Valmer, il benzinaio volante, a Claudio che crea alchimie colorate che danno ai suoi quadri un che di malinconico e metafisico, poi ci sono Emiliano, Andrea ed altri, insomma tutta la mia tribù…i Cinghiali!
Sono già alla galleria, là il papà di Giacomo, che è di Taggia, ci va a funghi. Mancano poco più di due chilometri alla vetta, si entra nel bosco di pini e castagni, la luce filtra appena creando magici giochi.
Penso – chissà i miei compagni là in Francia…- ma mi devo concentrare quei pochi chilometri sono cruciali, là si tirano le somme e si paga pegno, con la forza di gravità che bussa è dura. Ma io non mollo. Ancora qualche metro ed è fatta. – l’ho conquistata anche sta volta Vignai. Anch’io ho fatto il mio triathlon, orfano di nuoto e corsa-

Riprendo fiato, contemplo un po’ il panorama, metto la mantellina e decido di scendere incontro ai miei compagni, anche perché ho ricevuto una telefonata ed in cima non prende. La discesa la faccio piano, fa freddo, il tempo è malinconico. – Oh! C’è Fabrizio! – mi fermo. Ha una strana espressione sul viso – mi ha telefonato Paolo da Roquebrune, Giacomo ha avuto un incidente in bici, lo hanno investito, è grave –
Nel frattempo arrivano Giuliano e Marco, ci guardiamo tutti e quattro, siamo attoniti.
Richiamiamo Paolo che ci conferma la gravità dell’incidente e ci prega di avvertire i genitori.
Io vado ai ricordi e a tutte le volte che quella salita l’abbiamo fatta insieme, fianco a fianco, lì a sudare e gioire.
Adesso tutto questo mi sembra una cosa assurda.

Giacomo è una persona straordinaria, la nostra amicizia risale a tanti anni fa. Il suo modo di essere ha contribuito, insieme a pochi altri, a dare un’idea diversa del triathlon, una disciplina che sa dare emozioni forti, autentiche, ma che purtroppo in Italia è spesso territorio di individui esaltati che ne snaturano la bellezza. Direi che il suo personalissimo triathlon Giacomo l’ha spostato anche su altri campi, che molti di noi hanno avuto modo di leggere, dando parola a quelle emozioni che noi tutti proviamo ogni domenica in allenamento o sui campi di gara, ma che non riusciamo così bene ad esprimere in poche righe scritte.
Lui sempre con il sorriso, ora vittima di un’ingiustizia.

Poi il tempo si è fermato, tutto era così incerto, dentro sentivo un urlo che a stento soffocavo.
Quella discesa non la ricordo nemmeno più tante erano le immagini che mi passavano per la testa. Il freddo era pungente e così ho avuto una giustificazione per tutte le lacrime che mi scendevano – colpa del freddo – pensavo.

Alcuni giorni da quella domenica sono trascorsi, per la verità molto lentamente. Ora Giacomo sta meglio, la sua vita non è più in pericolo. Ma io non smetto di pensare – come è strana la vita. Le salite hanno molte facce e tante strade. L’importante è superarle.-


Il Maltese

2 commenti:

Valerio ha detto...

Parole bellissime "Maltese"...il bombarolo taggiasco ne andrà fiero...Valerio

Krys ha detto...

Altre foto (gratuiti) qui:
http://www.photocourse.over-blog.com

ci sono anché foto dell'Ironman e preparo degli album dell'aquathlon di Saint Laurent du Var.

Christine