giovedì 3 aprile 2008

3° Tri-Tropézien, distanza sprint


Domenica 30 marzo 2008 una delegazione del Ponente Triathlon ha partecipato alla 3° edizione del Tri-Tropézien, gara sulla distanza sprint disputata a St. Tropez.
Quella mattina, verso le 5, (che poi erano le 4 perchè nella notte era cambiata l'ora) Paolo Borfiga, Claudio Mingherlino, Giacomo Revelli e Emiliano Scandi si sono trovati di fronte ad un bivio: o prendere l'autostrada direzione Italia - Milano - Cremona e partecipare ai Campionati Italiani a squadre di duathlon oppure andare dall'altra parte, in un altro mondo, direzione Francia, dipartimento Var, nella famosa Saint Tropez e correre il 3° Tri-Tropézien.

Di Cremona sapevamo tutto: 750 atleti, 250 squadre da tre, gara a staffetta, duathlon super sprint: 2,5 km di corsa, 10 km in bicicletta e ancora 1,25 km di corsa. Scia ammessa. Percorso interamente pianeggiante. La solita gara all'italiana.

Poche o nulle le informazioni su questo terzo Tri-Tropezienne. Qualcuno voleva farlo l'anno prima ma coincideva con lo sprint di Andora e così aveva scelto quest'ultimo per dare "punti" alla squadra. Le info su Internet descrivevano 750m di nuoto nel golfo davanti a St. Tropez, 23 km di bici "ondulati" (in Francia chiamano ondulato anche il Galibier) e la corsa su 5 km attorno ad un'ipotetica "citadelle" (in Francia chiamerebbero "citadelle" anche il castello di Cagliostro).

Ancora una volta ha prevalso lo spirito di squadra: ci siamo guardati negli occhi (a dire il vero il fatto che tutti avessimo portato la muta tradiva già la nostra decisione) e Saint Tropez, Saint Tropez, tutti a Saint Tropez! Come nel film di Castellano & Pipolo. Giunti lì però le condizioni non erano proprio le migliori: giornata piuttosto fredda, un vento gelido batte la zona cambio e solo 14 i gradi dell'acqua alla partenza. Muta obbligatoria e doppia cuffia consigliata, qualcuno indossa pure calotte da sub.
L'accoglienza è però, come al solito, molto tiepida: ci vedono lì, infreddoliti, in fila con la tessera della Fitri in mano e, animati da un moto di compassione, ci mandano un po' più in là, dove quelli dello staff hanno allestito un piccolo fornello da campo e ci offrono caffè bollente e croissant che ci rigenerano immediatamente.Sono così i francesi, fiscalissimi, precisi, ma onesti e amichevoli fino alla fine. Come le loro gare del resto. Si capisce subito che questa non è una gara normale, un triathlon da amatori: 250 iscritti, 200 partenti, c'è gente che si scalda sui rulli, altri che montano lenticolari e manubri da crono, caschi a goccia nonostante il vento, due donne attaccano degli elastici alle transenne e cominciano a tirare come delle dannate. I triathleti francesi vengono qui per affinare le armi. C'è gente da Tolone (fortissimi, molti nei primi 10), da Saint-Raphaël, Antibes, pure uno svizzero e due americani di Los Angeles. Del resto qui non c'è la scia e, se vuoi sapere quanto vali, è la prima gara buona.

La partenza la danno alla francese: tutti assieme, donne, uomini, master, allievi. Senza tante musse. Ciò che si prova qualche secondo prima di buttarsi in acqua in questi casi è difficile da descrivere: davanti c'è uno specchio duro e freddo come il marmo, la tua mente è già alla prima boa, ma la tua pelle, i tuoi muscoli, i tuoi polmoni si rifiutano di entrare in contatto con l'acqua. Poi: trois, deux, un... allez! Lo sparo arriva e via, ti butti e tutto passa in un attimo. Sul fondo del mare potrebbe esserci un tesoro nascosto che non ti fermeresti nemmeno a guardarlo.

Esci dall'acqua barcollando come se avessi bevuto qualche grappino a stomaco vuoto, cerchi la tua bici, poi comincia la muta, devi trasformarti nel più breve tempo possibile in un'altra specie, un volatile, quella roba nera e zuppa che hai addosso non ti serve più, te la togli nel modo più indolore possibile ma lei resiste, resta impigliata ai polsi, alle caviglie. Finalmente l'allontani con un calcio (è un'Ironman da 450 euro), metti il casco e prendi la bici. Solo ora capisci che cosa significa veramente "ondulato" per un francese. Significa che non c'è la pianura che tanto amiamo noi italiani, che o sali o scendi, che sei costretto continuamente a pedalare e non puoi sfruttare la pacchia di quello davanti che ti taglia l'aria perchè c'è un viavai continuo di giudici pronti a darti il "carton rouge". Un saliscendi continuo di 23 km, con il picco un posto con un nome da Golgota, "Ramatuelle": una rampa al 10% dopo una discesina e una curva. Trovo due persone ferme con la catena rotta. Attorno solo il nulla, piante di viti e basta. E' la vigna di qualcuno, mi dico quando arrivo in cima, qualcuno dell'organizzazione che voleva far sapere a tutti quant'è buono il suo vino.

La corsa parte da un parcheggio, ma non per questo si preannuncia meno emozionante: dopo un
po' sei nel paese e c'è un sacco di gente che in una fredda domenica mattina sta lì a dirti "Allez! allez!" anche se sei un italiano e non gliene pò fregà de meno. Col loro sostegno però guadagni almeno 5 secondi a chilometro. Curve, controcurve, ma dove sarà questa "citadelle"? In anni di gare francesi mi sono abituato ad aspettarmi sempre peggio di quello che mi immagino. E infatti la salita arriva: si va ad un castello per uno sterrato, ci sono due concorrenti che ansimano perchè l'hanno preso un po' troppo forte. Il panorama una volta in cima è straordinario, su un pezzo del golfo è uscito il sole e il mare è crespato dal vento. Poi la discesa fino all'arrivo e lì ti spremi per fare quello che resta del tuo tempo.
Anche il sole giunge all'arrivo. C'è barbecue, panino e mergues per tutti. Troviamo l'amico Roberto Trucco del Riviera Triathlon e la sua fidanzata Muriel Chanseng del Narbonne. Muriel ha fatto la gara: 1h e 45. Ma per lei lo sprint è troppo veloce. Ci invita ad un'ironman a Narbonne, ci sarà anche Jalabert! Quasi mi convince.

I risultati: 28° Borfiga con 1:13:44, in grande crescita, ottima prova a nuoto e a piedi, 45° Mingherlino con 1:16:21, grande soffritore devoto a San Gennaro, 49° Revelli a 1:16:44, 139° Scandi a 1:28:42, ma per lui è una vera vittoria: è la sua prima gara da papà.

Momenti di gloria:

Ecco i primi 4 Cinghiali della stagione......la caccia è ufficialmente aperta!!!!
















Un intenso Borfiga al briefing prima della partenza














Ma quanto sono belle le nuove divise????















Panino e mergues (piccanti) dopo la gara



















2 commenti:

andrebarca78 ha detto...

..il trofeo "cinghiale dell'anno" non lo abbiamo ancora istituito..se no lo avreste seriamente ipotecato, grandi!

sandro ha detto...

mi raccomando Paolo, controlla la posa durante la foto la prox volta....non vorrei si spargessero strane voci :D